Il 27 ottobre 2024, alla Maratona di Venezia, Ilaria Pasa ha tagliato il traguardo della sua 55^ maratona con un tempo di 3 ore, 59 minuti e 27 secondi. Una gara impegnativa tra ponti e ciottoli, ma affrontata con passione e determinazione. In questa intervista, Ilaria racconta il suo percorso di preparazione, fatto non solo di corsa ma anche di yoga e palestra, e condivide le sfide, le emozioni e i segreti che l’hanno portata a realizzare questo straordinario traguardo.
Paolo Pelloni: Ciao Ilaria! Cinquantacinque maratone, un traguardo straordinario. Come ci si sente a raggiungere un obiettivo così ambizioso?
Ilaria Pasa: Ciao Paolo! Beh, a essere sincera, ogni maratona ha la sua storia. Questa cinquantacinquesima per me è speciale, perché arrivare fin qui dopo tre anni di pausa non è stato affatto semplice. Ho dovuto affrontare un intervento al ginocchio e un lungo percorso di riabilitazione, e ho capito che correre, soprattutto a 65 anni, richiede qualcosa in più. Così, oltre alla corsa, ho iniziato a lavorare su forza e flessibilità: da due anni vado in palestra e faccio yoga da più di dieci. La maratona è come la vita: ti prepara, ti mette alla prova e ti spinge oltre. Anche quando sembra che non ci sia più nulla da scoprire, c'è sempre un nuovo traguardo da raggiungere. E questo mi ha portato a Venezia.
Pelloni: Venezia è una città affascinante ma anche una maratona impegnativa. Come hai affrontato la preparazione per una gara così tecnica?
Pasa: La preparazione è stata un viaggio intenso e lungo, iniziato mesi fa. Grazie al mio coach Andrea Giorgianni, abbiamo pianificato un allenamento che mi ha portata dove sono arrivata. Non ci sono stati sconti! Abbiamo puntato sulla forza, iniziando con ripetute in salita per potenziare i muscoli. Poi, sono passata a ripetute lunghe, mai sotto i mille metri, per preparare la mia resistenza alla distanza. Ogni allenamento aveva un obiettivo: aumentare la capacità di tenere un ritmo stabile, sentire le gambe più forti e il cuore più deciso.
Andrea mi ripeteva sempre: “Allunga e recupera”. Sembra semplice, ma è un mantra che ti entra dentro e che, quando ti trovi davanti a quei ponti, ti dà la carica per superarli. E poi, allenarmi sui percorsi più duri della mia città, come la Val Bisagno o le strade verso Nervi, Recco, è stato essenziale per prepararmi ai ponti e alle salite di Venezia.
Pelloni: E gli ultimi chilometri, quelli più temuti? Come li hai vissuti?
Pasa: Ah, Paolo… gli ultimi chilometri sono stati una sfida. Quando ho iniziato a salire sul Ponte di San Giuliano, un ponte lungo tre, quattro chilometri in mezzo al mare, ho capito che stavo affrontando la vera prova. Sei lì, circondato da acqua e vento, con la stanchezza che inizia a farsi sentire, ma sai che non puoi mollare. E poi, arrivando in città, i ponti veneziani non ti danno tregua: scalini, ciottoli e tratti stretti, dove ogni passo richiede una concentrazione estrema. E io, con i miei occhiali, continuavo ad abbassarli e alzarli per vedere meglio i gradini sotto il sole. Ogni ponte è una sfida, ogni passo è una scelta di andare avanti. Ma quando ho visto Piazza San Marco… che emozione! Lì capisci perché hai fatto tutta quella fatica. Il tifo, il rumore, l’adrenalina: ti danno una spinta incredibile, e non importa quanto ti senti stanco. Sai che stai arrivando, che ce l’hai fatta, e niente potrà fermarti.
Una volta tagliato il traguardo, ho potuto godermi il weekend a Venezia con la mia amica Raffa, che non conosceva la città. È stata una bellissima esperienza anche condividere la scoperta di Venezia con lei.
Pelloni: Immagino che la tua famiglia e il tuo team abbiano avuto un ruolo importante in questo viaggio.
Pasa: Assolutamente sì. Mio marito Franco è stato un sostegno fondamentale, e mia sorella Liuba, che ora vive in Francia, è sempre stata la mia tifosa più grande. Mi manca molto poter correre con lei, ma sento il suo supporto anche a distanza. E poi c’è la "famiglia Delta," il mio team, che è sempre con me, in allenamento e nei momenti più difficili. Sapere di avere queste persone accanto è una forza in più, un incoraggiamento a dare sempre il massimo. Correre, in fondo, non è solo una questione di gambe o polmoni: è anche e soprattutto il cuore, ed è il cuore delle persone che ti sostengono che ti porta avanti.
Pelloni: Cinquantacinque maratone. Per molti è un sogno impossibile. Per te cosa significa?
Pasa: Guarda, sembra un numero enorme, ma io penso solo a ogni singola esperienza, a ogni viaggio che queste maratone mi hanno regalato. La maratona è una sfida, sì, ma è anche un traguardo accessibile a chiunque. Certo, non è qualcosa che fai dall’oggi al domani. Devi allenarti, darti tempo, costruire ogni chilometro e ogni respiro. Ma credimi, Paolo: nulla è precluso, nemmeno arrivare al traguardo di una maratona a 65 anni. E posso dire che ogni singola volta è una gioia. Ti metti alla prova, e scopri che puoi farcela ancora, puoi superarti ancora. Ora che ho raggiunto la cinquantacinquesima, sento di avere ancora molto da scoprire. Forse la sessantesima? Chi può dirlo? Di sicuro, mi godrò ogni passo del cammino.
Pelloni: Hai qualche consiglio per chi sta pensando di affrontare la sua prima maratona?
Pasa: Direi di non scoraggiarsi, mai. La maratona non è solo per chi è giovane o veloce. È una gara che richiede determinazione e pazienza, ma dà tantissimo in cambio. Bisogna prendersi il proprio tempo, partire per gradi, fissarsi piccoli obiettivi e godersi ogni traguardo, piccolo o grande che sia. Si può arrivare alla maratona come a qualsiasi altro sogno, un passo alla volta e la costanza di portare avanti il proprio obiettivo. E, soprattutto, ricordare che ogni traguardo è un successo. La gioia di arrivare alla fine di una maratona è qualcosa che rimane dentro, che ti dà una forza immensa e ti fa dire: “Sì, ce l’ho fatta, e posso fare ancora di più.”
Pelloni: Grazie, Ilaria, per questa chiacchierata così ricca di ispirazione. Le tue parole sono una carica di energia per tutti noi!
Pasa: Grazie a te, Paolo, per avermi dato l’occasione di raccontare il mio viaggio. Spero che chiunque legga possa trovare la propria sfida, piccola o grande che sia, e sentire che nulla è davvero impossibile. La maratona insegna a non mollare, e se posso arrivare io alla cinquantacinquesima, posso dire con certezza che chiunque può realizzare il proprio sogno, qualunque esso sia.
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