Danilo Albertoni, maratoneta da ventitré anni, racconta l’esperienza unica vissuta alla maratona di New York, regalo speciale per i suoi sessant’anni. Con il supporto della famiglia, l’amicizia del coach Antonio Solazzo e la compagnia della cognata Rosy Broggi, Danilo ha corso ogni passo con passione, spinto dall’energia di un pubblico straordinario.
Paolo Pelloni: Ciao Danilo! È stato un piacere ritrovarci oggi con Rosy e la tua famiglia per festeggiare. Dopo questa incredibile esperienza alla maratona di New York. Raccontaci, come hai vissuto questo evento unico?
Danilo: Ciao Paolo! Beh, partiamo da qui: sono ventitré anni che corro, che mi dedico alle maratone. È sempre stata una passione enorme per me. E ora, al compimento del mio sessantesimo anno, la mia famiglia – che mi ha sempre sostenuto, seguendomi ovunque – mi ha regalato la maratona dei miei sogni, proprio per i miei sessant’anni. Non avrei mai potuto chiedere un regalo migliore. È stata la cosa più bella che mi sia mai capitata in una corsa. Hanno deciso di regalarmela a Gennaio, e così ho passato dieci, undici mesi di attesa, di preparazione, fino a questo giorno indimenticabile. Voglio ringraziarli di cuore perché mi hanno sempre supportato e anche sopportato!
Paolo: È un dono davvero speciale. Parlaci un po' della preparazione, so che è stata seguita da Antonio Solazzo, un nome importante per te.
Danilo: Sì, Antonio è un grande coach per me, ma prima di tutto è un amico, con la "A" maiuscola. Mi ha aiutato a raggiungere risultati incredibili: per ben cinque volte sono riuscito a scendere sotto le tre ore, e in altre gare ci siamo andati vicini. Questa maratona, però, la volevo vivere in un modo diverso, diciamo… senza l’assillo del tempo. Quando abbiamo iniziato a parlarne, avevamo pensato a un tempo di tre ore e cinque, giusto per fare una gara dignitosa ma godendocela. Poi, però, a quaranta giorni dalla gara mi sono infortunato. Per la prima volta in ventitré anni di corse, ho avuto un problema al flessore che mi ha costretto a fermarmi per quindici giorni. Questo ha stravolto i miei piani, ma ho deciso di prenderla con filosofia: “Vado lì per divertirmi”, mi sono detto.
Paolo: Hai dovuto quindi cambiare totalmente approccio alla gara…
Danilo: Esatto. Ho deciso di viverla in maniera diversa, e così è stato. Mi sono davvero divertito! Ho corso una gara grandiosa, e la cosa più bella è stato l’entusiasmo del pubblico.
Paolo: Danilo, parlando dell’esperienza in gara, mi ha colpito molto come hai descritto l’energia del pubblico. Cosa ha significato per te correre a New York con quel tipo di supporto?
Danilo: Assolutamente, il pubblico è stato qualcosa di incredibile, mai visto nulla di simile. Non mi aspettavo un entusiasmo così caloroso e coinvolgente. Erano lì per noi, e per loro, persone come me e tanti altri, non siamo nessuno. Eppure, ci hanno fatto sentire come dei campioni. Ti senti sostenuto, incitato, e l’energia che trasmettevano ti portava avanti, ti spingeva a superare ogni difficoltà. Ogni passo diventava più motivante, ogni fatica si alleggeriva grazie al loro calore. Alla fine, ho chiuso la gara in 3 ore, 18 minuti e 43 secondi, e per me è perfetto. Non è il mio miglior tempo, ma è la gara che ricorderò per sempre, grazie a tutte queste persone straordinarie che hanno reso unica questa esperienza.
Paolo: Sembra una vera festa condivisa. E non eri solo, giusto? So che c’era una persona speciale accanto a te.
Danilo: Sì! Ho avuto la fortuna di condividere quest’avventura con mia cognata Rosy Broggi. Anche lei ha compiuto sessant’anni quest’anno, e siamo sempre stati una coppia di maratoneti in giro per il mondo. Questa volta ci siamo ritrovati insieme anche a New York. È una persona speciale, un punto di riferimento. Siamo uniti come non mai, e in ogni gara ci sosteniamo a vicenda. Anche stavolta ci siamo supportati in ogni istante.
Paolo: Un’esperienza straordinaria, Danilo. Sei riuscito a unire passione, famiglia e amicizie profonde in un solo evento. Grazie per aver condiviso questa storia intensa e piena di emozione.
Danilo: Grazie a te, Paolo. È stato un piacere, e spero che queste parole possano ispirare altri a inseguire i loro sogni, con la stessa passione e con l’aiuto delle persone che amano.
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