A pochi giorni dal suo 50° compleanno, Cristiano Venturini ha tagliato il traguardo della leggendaria maratona di Atene in 3 ore, 22 minuti e 52 secondi, dopo un percorso di preparazione fatto di sacrifici e determinazione. Dopo anni lontano dalle competizioni e non poche difficoltà, Cristiano ha deciso di mettersi alla prova su un tracciato impegnativo e simbolico, affrontando ostacoli fisici e mentali, tra cui la sorpresa di partire tra le ultime griglie, che lo ha spinto a superare migliaia di atleti lungo un percorso caratterizzato da continui saliscendi. In questa intervista, Cristiano ci racconta con passione ogni momento della sua sfida, dal ritorno agli allenamenti fino alla gioia e alle lacrime degli ultimi metri nello storico Stadio Panathenaicos.
Paolo Pelloni: Cristiano, innanzitutto, auguri per i tuoi 50 anni e congratulazioni per averli festeggiati in modo così speciale, tagliando il traguardo della storica maratona di Atene. Come ti senti a pochi giorni dalla gara?
Cristiano Venturini: Grazie, Paolo! Mi sento ancora carico di emozioni. L’esperienza di correre la maratona di Atene è stata intensa, molto più di quanto avessi immaginato. È come se avessi rivissuto ogni passo, ogni salita e ogni difficoltà. È una maratona speciale, un misto di storia, fascino e fatica, che ti prende il cuore e te lo riempie di gratitudine.
Paolo: Prima di tutto, torniamo un po’ indietro. Questa non è stata una preparazione semplice per te, vero? Cosa ti ha portato a scegliere proprio Atene per questa importante tappa?
Cristiano: Hai ragione, è stato un lungo percorso. La mia ultima maratona era stata nell’aprile del 2019, un traguardo speciale perché avevo realizzato il sogno di scendere sotto le tre ore (Milano 2h 58). Dopo quella gara, però, la vita ha preso il sopravvento: nuovi impegni lavorativi, l’inizio della mia attività come fisioterapista presso HEALTHY FORM S.R.L. (fisioterapia osteopatia riabilitazione in via Amendola 9 a Genova), e poi il COVID. Gli anni sono passati in fretta, il peso è aumentato e la forma è peggiorata. Ogni volta mi dicevo che avrei ricominciato, ma rimandavo sempre. Poi, con l’arrivo dei 50 anni, ho sentito dentro di me che era il momento giusto per fare qualcosa di speciale. Atene mi ha sempre affascinato, sia per la sua storia che per i racconti degli amici che l’avevano corsa. Così ho deciso di iscrivermi e mettermi in gioco.
Paolo: Quindi la tua preparazione è stata piuttosto graduale e non senza
difficoltà. Come hai affrontato questo periodo?Cristiano: Ho iniziato piano piano, con l’aiuto di Antonio, il mio allenatore e amico, che mi ha supportato in tutto. All’inizio è stato davvero faticoso. Avevo molti chili da perdere e le gambe non rispondevano come una volta. Le prime corse sembravano più delle lotte contro me stesso. Ho cominciato con allenamenti come ripetute sui mille, sui duemila, sui quattrocento, ma i tempi erano lontani da quelli a cui ero abituato. Nonostante ciò, non ho mollato. L’estate è stata caldissima, il che ha reso tutto ancora più difficile, ma continuavo a lavorare su me stesso, chilometro dopo chilometro, e piano piano ho iniziato a vedere i risultati. Poi sono arrivati i lunghi, vere prove di resistenza. Ho completato un 32 km decente, ma al 36 km ho dovuto fermarmi al 24esimo, ero esausto. Grazie all’incoraggiamento di Antonio, la settimana successiva ci ho riprovato e l’ho portato a termine. È stato un percorso pieno di sfide, ma alla fine ero pronto per Atene.
Paolo: E così arriva il fatidico giorno della maratona. Raccontaci come è iniziata la tua giornata e le prime impressioni.
Cristiano: Ero emozionato e allo stesso tempo un po’ teso. La maratona di Atene è particolare: il numero di partecipanti è enorme, oltre 30.000 persone. Appena arrivato, scopro di essere stato assegnato all’ultimo blocco, il blocco 11. Tutti i tempi che avevo fatto negli anni passati non contavano più, erano scaduti. Questo significava partire tra gli ultimi, senza nessun “pace” di riferimento e con atleti di ritmi molto diversi dal mio. La mia partenza è stata alle 9:45, quasi un’ora dopo il primo blocco. Mi sono trovato a correre tra migliaia di persone che avevano un passo molto più lento del mio, e questo mi ha obbligato a fare sorpassi su sorpassi, cercando di mantenere un ritmo costante. È stata una sfida mentale oltre che fisica.
Paolo: Immagino quanto sia stato difficile gestire la gara in quelle condizioni. Come sei riuscito a trovare il tuo ritmo?
Cristiano: Non è stato facile, ma avevo ben chiaro in mente il consiglio di Antonio di impostare la gara alternando tratti leggermente più veloci e altri più lenti. Mi sono concentrato su questa strategia, cercando di recuperare piano piano il terreno perso. Atene è un percorso duro, con continui saliscendi, quindi è importante dosare le energie. Ho cercato di adattarmi alla situazione, senza strafare, ma sfruttando i tratti in discesa per recuperare un po’. Quando è iniziata la salita verso il 25° km, sembrava non finire mai, una pendenza che mi ricordava quasi il Passo del Pordoi. Ma sapevo che dopo ci sarebbe stata la discesa verso Atene. Ho stretto i denti e sono andato avanti.
Paolo: Qual è stato il momento più emozionante della gara per te?
Cristiano: Senza dubbio gli ultimi chilometri. Dopo aver affrontato tutte le difficoltà, sentivo il peso della stanchezza, ma anche l’adrenalina che mi spingeva. Ricordo il sostegno del pubblico, la folla di Atene che incitava ogni atleta, bambini e ragazzi che ti davano il cinque. Poi c’era la musica, e quel rettilineo finale in discesa che portava al mitico Stadio Panathenaicos. Quegli ultimi 195 metri sono stati pura emozione. Mi sono ritrovato con le lacrime agli occhi, di fronte a uno scenario mitologico, circondato da migliaia di persone che applaudivano. Tagliare il traguardo in 3 ore, 22 minuti e 52 secondi è stato incredibile. Ero esausto ma felicissimo, con un senso di gratitudine immenso per essere riuscito a portare a termine la mia quarta maratona, in un luogo così speciale.
Paolo: Un risultato incredibile, soprattutto considerando tutto ciò che hai affrontato. Ci sono persone che vuoi ringraziare per averti supportato in questo percorso?
Cristiano: Sì, i ringraziamenti sono tanti. In primis Antonio Sollazzo, che è stato sempre al mio fianco, con il suo modo di fare diretto ma sincero. È lui che mi ha spinto nei momenti difficili, che mi ha spronato quando ero tentato di mollare. Era sempre presente durante i lunghi, portandomi l’acqua, i ristori, tutto quello di cui avevo bisogno. Poi voglio ringraziare gli amici, i colleghi che, lavorando come fisioterapisti, mi hanno dato un grande supporto per superare i piccoli problemi fisici come il tendine d’Achille e le contratture. E infine, tutti quelli che mi hanno incoraggiato lungo il percorso, anche solo con una parola o un sorriso. Senza di loro, non ce l’avrei mai fatta.
Paolo: Cristiano, grazie per aver condiviso con noi questa tua avventura. Hai dimostrato che, anche dopo anni di difficoltà, si può tornare a fare ciò che si ama. Sei una fonte d’ispirazione.
Cristiano: Grazie a te, Paolo. Questa maratona è stata una lezione di vita. A 50 anni, sento di aver ricevuto un regalo enorme: la possibilità di correre ancora, di lottare e di tagliare un traguardo così speciale. Grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto e che mi hanno permesso di vivere questa esperienza.
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