Davide Cavalletti, atleta dell’Atletica Levante, ha vissuto una stagione indimenticabile, culminata con il personale in Mezza Maratona (1h09'36") alla Milano21 Half Marathon, una gara di alto livello vinta dall’azzurro Xavier Chevrier in 1h03'29".
Dietro questi risultati straordinari non c’è solo la dedizione di un atleta, ma anche la motivazione di un padre che, attraverso la corsa, vuole trasmettere ai propri figli valori come il sacrificio, l’impegno e la determinazione. "Voglio insegnare loro che senza sforzi non si ottiene nulla, né nello sport né nella vita," racconta Davide. Un messaggio che è parte integrante della sua filosofia, sia dentro che fuori dai campi di gara.
Paolo Pelloni: Ciao Davide, grazie per il tuo tempo! Raccontami com’è andata questa stagione.
Davide Cavalletti: Ciao Paolo! Parliamo della stagione? Beh, posso dirti che è stata la mia annata migliore di sempre. Nonostante non sia più un ragazzino, ho ottenuto risultati che non avrei mai immaginato. Sai, dopo anni di Trail, ho deciso di voltare pagina. Ho sempre amato passare ore in montagna, competere su percorsi tosti, anche all’estero, ma con due bambini piccoli non potevo più
permettermi quel tipo di impegno. Così, quest’anno mi sono concentrato sull’asfalto. È stata la scelta giusta: meno infortuni e tanti traguardi raggiunti.Paolo: Sembra che tu abbia trovato il giusto equilibrio. Qual è stato il segreto?
Davide: Tornare alle origini. Sono tornato a lavorare con il mio primo preparatore, Alberto Azzarini. Lui mi conosce bene, sa quanto posso essere spinto senza superare i limiti. Questa fiducia reciproca è stata fondamentale. Abbiamo iniziato senza grosse aspettative, ma con costanza e un pizzico di follia abbiamo raccolto risultati incredibili.
Siamo partiti con la Mezza di Genova, dove sono arrivato vicino al podio italiano (1h 12' 33"). Poi, il sogno di infrangere il muro dei 32' sui 10 km è diventato realtà alla “Tutta Dritta” di Torino: 31’42’’ a 38 anni, dopo anni di ritmi più lenti. Un risultato pazzesco!
Paolo: Non male per uno che non si definiva uno sportivo…
Davide: Esatto! Non dimentichiamoci da dove vengo. Fino ai 21 anni ero l’antisport per eccellenza: pesavo più di 90 kg, fumavo, e non avevo la minima voglia di faticare. Poi, per gioco, ho iniziato a correre. All’inizio è stato un trauma: un ragazzo di montagna, cicciottello, che si mette le scarpe da corsa… ma qualcosa è scattato. Ho conosciuto Alberto e pian piano è nata questa passione.
Paolo: Oggi sei un atleta completo. Raccontami di altri momenti importanti della stagione.
Davide: Dopo Torino, quasi per gioco, ho fatto un 5000 in pista: 15’22’’. Corsi insieme a ragazzini di 18, 19 anni, e riuscire a stare al loro livello, e chiudendo terzo. Poi, dopo un’estate più tranquilla, abbiamo puntato alla mezza maratona sotto 1h 10'. Risultato? 1h 09’ 32". Inimmaginabile solo qualche mese fa.
Paolo: Davide, una stagione davvero indimenticabile! Qual è stato il motore che ti ha permesso di raggiungere questi incredibili traguardi?
Davide: Non c’è dubbio: è stata pura testardaggine. Arrivo da una vita lontana dallo sport, quindi tutto ciò che ho conquistato è frutto di costanza e sacrificio. Ma da solo non avrei mai potuto fare tutto questo. È stato fondamentale il rapporto con Alberto Azzarini, il mio primo preparatore. Lui mi conosce come nessun altro: sa esattamente fino a dove può spingermi senza rischiare di andare oltre. È stato un po’ come tornare alle origini, e questo ha dato un senso di equilibrio e fiducia che è stato decisivo.
Poi c’è Enrico De Ferrari. Anche se ora seguiamo percorsi diversi – io sull’asfalto, lui sui monti – è sempre un punto di riferimento per me. Ci confrontiamo spesso, ci scambiamo consigli e punti di vista. Enrico è una di quelle persone che sanno motivarti senza nemmeno dirti troppo: la sua presenza, il suo esempio e le nostre chiacchierate sono stati una spinta costante.
Direi che tutto ciò che ho raggiunto quest’anno è stato il risultato di questo mix: determinazione personale, guida tecnica e il confronto umano con persone che credono in me. E, sì, forse anche un pizzico di follia!
Paolo: Progetti per il futuro?
Davide: Nel 2025 voglio provare a rompere il muro dell’1h 09'. Per farlo, servirà una preparazione mirata, pochi obiettivi ma ben studiati. So che non sarà facile, ma la corsa è questo: una continua sfida contro te stesso.
Paolo: Davide, sei un esempio di determinazione. Cosa vuoi dire a chi inizia ora?
Davide: Che non importa da dove parti, conta solo dove vuoi arrivare. E che il vero avversario sei tu. Non mollare mai, anche quando sembra impossibile.
Paolo: Davide, una stagione straordinaria e un racconto che lascia il segno. C’è qualcosa che vuoi aggiungere prima di chiudere?
Davide: Sì, Paolo, ci tengo a fare un riferimento speciale a mia moglie. Sopportare uno come me, che fa sport a questi livelli, non è mai facile. La sua pazienza e il suo supporto sono fondamentali.
E poi, sai, uno dei motivi per cui non ho mai voluto mollare è anche per i miei bambini. Voglio trasmettere loro un messaggio importante: senza sacrifici e sforzi non si arriva da nessuna parte, nello sport come nella vita. Credo che lo sport insegni tanto, almeno a me ha insegnato molto. Ti dà disciplina, ti aiuta a essere determinato, non solo nelle gare ma in tutto: nel lavoro, nei rapporti con gli altri, nella vita quotidiana.
Ecco perché penso che lo sport andrebbe vissuto in modo serio sin da bambini. È un insegnamento prezioso, ma so che non è sempre facile trasmetterlo. Spero di riuscire a farlo con il mio esempio, mostrando ai miei figli che con impegno e passione si possono raggiungere traguardi importanti.
Paolo: Grazie Davide, un messaggio che vale per tutti. In bocca al lupo per il prossimo anno!
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