La mezza maratona di Giulietta e Romeo
di Elisabetta Iurilli
I campioni si scaldano a parte. A loro hanno concesso uno spazio dove gli altri atleti non possono entrare. Sono neri, kenioti leggerissimi, la loro corsa è diversa, quasi una danza.
C’è la fanfara dei Bersaglieri, hanno aperto le gabbie, il popolo podista si accalca verso le prime file. I top runner si allineano davanti. C’è agitazione nell’aria. Tutto è pronto per lo start.
E io? Sono dietro le transenne a guardare. O forse sto sognando? Sta per partire la maratona e io non corro … che terribile incubo. No, non sto sognando. Un pettorale addosso ce l’ho. La maratona non ho potuto prepararla, oggi sfogherò la mia voglia di correre con la mezza …
Mentre mi scaldo il pensiero è lì, al cielo grigio che dà spazio a un sole pallido e a nuvolette con voglia di pioggia. Lei è senz’altro lì a guardare cosa combinano i suoi amici podisti la domenica mattina. Grazia
l’avevo conosciuta a Novi in una mezza di parecchi anni fa, quando non conoscevo quasi nessuno nell’ambiente del podismo. “Ti ho visto mentre giravi in pista, abbiamo più o meno la stessa andatura, ti va di correre con me?” Ne era nata una bella amicizia, di quelle che la vita te la racconti nello spogliatoio mentre ti attacchi il pettorale o ti asciughi dopo la doccia. Sogni che si mischiano con i “paletti” della realtà, e tanta allegria, gioia di ritrovarsi sempre negli appuntamenti importanti. Oggi Grazia la sento vicina più che mai, in questa terra veneta dove non conosco nessuno e mi sento un po’ spersa, correremo insieme, come quella volta a Novi tanti anni fa.
Siamo in tantissimi dicono quasi quattromila solo per la mezza … mamma mia! Ci hanno diviso in tre gabbie, io sono in quella di mezzo. Stiro i polpacci reggendomi alla griglia. Strana la sensazione quella di essere rinchiusi “… Sono qui come orso in una gabbia creatura assolutamente viva giro in tondo e vi voglio dare il meglio dritto al cuore nasce un fuoco nei motori ... allora si parte …”
I Bersaglieri con le loro marce che accendono le gambe, ci passiamo accanto dividendoci in due fronti, due sono i passaggi, le porte che imprimono lo start al nostro chip, dietro le nostre spalle la monumentale Porta Nuova, le felpe, i sacchi della spazzatura con il foro per la testa lanciati alla partenza … anche la mezza è partita, ora tocca alla family run.
Il fiume colorato della tribù che corre si espande ed allunga lungo uno stradone alberato e poi verso la stazione, strade nuove che ci portano lontano dal centro storico. Verona è vicina a Mantova, la città dei miei genitori e dei miei nonni, anche io sono nata lì. A Verona i miei andavano a scuola, era la città grande a cui fare riferimento, dove si andava a sentire la lirica fuori dall’Arena, perché dentro costava troppo …
“Ciao sei di Casale?” “Ma sì …” e rido, la maglietta societaria con scritto Genova davanti e dietro! Mi guardano strano gli altri podisti, appartenenti quasi tutti a squadre lombarde coi nomi esclusivamente terminanti in “–ate runners”. Eppure non sono l’unica di Genova, ma gli altri sono più bravi, corrono sui 42 km. Alcuni ragazzi della Peralto e l’instancabile Roberto Bolognesi, che dove c’è maratona non manca mai …
Il percorso alterna parti fuori e dentro il centro storico. E’ un continuo attraversare l’Adige su ponti diversi, passare da asfalto a sanpietrini. Quando sei in centro si toccano i punti più belli della città come piazza delle Erbe con il monumento di Dante e S. Zeno, poi ci uniamo a quelli della maratona, e si corre tutti insieme in un’unica fatica. Siamo in periferia quando si vede aprire una portafinestra, ne esce una massaia con un bel grembiule davanti e si sprigiona un odore di tortellini che … “Forza ragazzi!” la salutiamo tutti.
Il percorso continua, sono sempre più stanca, altro che maratona, ecco il ristoro del quindicesimo. Il gruppo di runners di Chioggia è fermo. Avevo già notato questa splendida società podistica a Venezia. Ogni atleta spinge la carrozzella di un bambino cerebroleso o gravemente handicappato. Ai ristori è il ragazzino ad essere dissetato o sfamato per primo. Il runner si prende cura di lui con dolcezza e competenza, poi tocca a lui bere, poi partono tutti in gruppo. Grazie ragazzi, che lezione ci date!
Ecco di nuovo il centro, i sanpietrini, la musica nelle orecchie suona “Momenti di gloria”. Ci fanno salire sulla fortezza di Castelvecchio. Ieri il mio compleanno, oggi di sicuro il regalo più bello … Merli ghibellini sopra la muraglia, una salitina che sa di medioevo, di principi a cavallo, di spade sguainate … correre qui è da brivido!
E il pensiero non può non andare a Giulietta e il suo Romeo:
“… Con le ali leggere d’amore volai su questi muri:
per amore non c’è ostacolo di pietra,
e ciò che amore può fare, amore tenta:
non possono fermarmi i tuoi parenti.”
“Se ti vedono qui, ti uccideranno.”
“Ahimè! Il pericolo è più nei tuoi occhi
che non in venti delle loro spade:
se mi guardi con dolcezza, sarò forte
contro il loro odio …”
Mi “gaso” a passare sopra queste antiche mura, la fatica è come diminuita, anche perché manca poco ad un altro momento magico, l’attraversamento dell’Arena. L’ho sempre vista di notte, da ragazzina per il Festival Bar, poi qualche opera e l’anno scorso Ligabue con la figlia. Sempre rigorosamente sugli spalti. Oggi siamo noi i protagonisti, noi podisti che l’attraversiamo dentro guardando i gradoni dal basso pensando ai leoni e ai gladiatori … un imbuto, da cui per uscire c’è una difficilissima rampa di tre metri al massimo, ostacolo quasi insormontabile per le nostre gambe stanche. Ma ormai siamo all’arrivo, c’è l’arco gonfiabile, l’orchestra, la tribuna per i parenti … è finita, mi sono divertita, ho visto luoghi d’arte e di storia, è stata una gara bellissima, Grazia era con me.
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