Le due perle
di Elisabetta Iurilli
Mi sono lasciata un po’ andare ultimamente. Allenamenti ritagliati e risicati, senza cronometro, non di qualità. Solo per stare sulle gambe e godermi il mio attimo di libertà e di natura.
Poi una giornata di rabbia. C’è chi reagisce spaccando ciò che gli capita sotto mano, chi andando in giro a fare shopping, chi in altri modi. Io mi sono iscritta a una maratona. Lontana nel tempo, autunnale, ma fisicamente mi faccio un po’ schifo, devo rimettermi in
forma prima di iniziare la preparazione. Ho interrotto anticipatamente un digiuno che doveva essere triennale. A cui nessun amico podista aveva creduto. Ebbene sì, ci sono ricaduta, non ho forza di volontà, sono fragile …
forma prima di iniziare la preparazione. Ho interrotto anticipatamente un digiuno che doveva essere triennale. A cui nessun amico podista aveva creduto. Ebbene sì, ci sono ricaduta, non ho forza di volontà, sono fragile …
Le “Due perle” mi si presentano come un ostacolo insormontabile. Penso che non ce la posso fare a portarla tutta a termine e che mi accontenterò solo di un giro.
Nello spogliatoio provo la stessa sensazione di uno studente che va ad un esame senza aver studiato. E pensare che qui l’anno scorso avevo fatto il mio personale … sono proprio giù di morale.
“Hai una spilla?” Una voce mi distoglie dai miei pensieri. “Sì, ecco …” E nel porgerla alla runner che me l’aveva chiesta mi guardo in giro. Siamo in tante. Più o meno la mia età. Capelli lunghi o cortissimi, gambe con muscoli ben definiti da nascondere in fuseaux neri con la speranza che snelliscano, o da esporre orgogliose in un paio di short. Gesti nervosi mentre un pettine strapazza i nodi rimasti, o si addenta una barretta o si passa un velo di rossetto. Il cellulare per rassicurare un figlio che appena svegliato non ha trovato la sua mamma, un marito in difficoltà con il letto da rifare … “Sono toste queste donne” penso ammirata. “Siamo toste …”
Non ho tempo per scaldarmi, sono in ritardassimo. Mi infilo tra i podisti allineati cercando facce amiche. Siamo in tantissimi, non è facile trovare la persona che cerchi. Però ho visto Linus, di cui ho appena letto il libro divertendomi un sacco con le sue scene quotidiane di vita da podista tanto simili alle mie. Se fosse ciclista avrebbe la bici migliore di tutti, se praticasse il golf avrebbe forse le mazze più leggeri e potenti. Pratica il podismo. La differenza con gli altri è un fatto di gambe.
Ecco un gruppo di persone con la mia stessa maglia. Saluto Enzo e gli altri.
L’ansia la puoi palpare tra tutti quelli schierati in partenza. Diciamo che non ce ne importa niente del risultato, che vada come vada, ma non è vero. Ognuno in cuor suo ha due obiettivi. Uno è pubblico e uno è personale. E se è solo il primo che riesce non siamo mai del tutto soddisfatti, anche se è stata una buona gara.
L’inno d’Italia suonato dalla banda e cantato da buona parte dei gareggianti, l’arco della partenza che proprio non ce la fa a stare gonfio e via, si parte!
I km iniziano a srotolarsi sotto i piedi. E’ un nastro d’asfalto insidioso, non del tutto pianeggiante. Salite sopportabilissime e fattibili, ma che spezzano il ritmo nelle gambe. Si toccheranno Paraggi e Portofino, poi di nuovo Santa Margherita dove avrà inizio il secondo giro.
Penso che questo sia uno dei posti più belli al mondo dove poter correre una mezza maratona. Ogni anno c’è un punto preciso all’andata e uno al ritorno dove i commenti tra i podisti che vengono da fuori si sprecano. E noi che di questa terra siamo un po’ parenti nascondiamo nel cuore un orgoglio un po’ campanilista. Certo che è bello qui, siamo in Liguria …
Il cielo non è al massimo, ma se le nuvole dessero posto al sole avremmo troppo caldo. Il mare sotto di noi è calmo, flutti tranquilli di un animo in pace. Borghi di pescatori trasformati in dimore di extralusso. Residenze di nomi altisonanti e in mezzo noi, il popolo omogeneo della corsa. Età e professioni diverse, sogni, motti, imprese vissute dipinti sulle spalle delle maglie di alcuni, il gruppo di appartenenza da cui si denota la città di provenienza per altri. All’inizio si ha fiato anche per scherzare, si è carichi. Poi pian piano la fatica attanaglia le gambe e i polmoni. Il respiro diventa affannoso, le gambe di legno … e ci si chiede cosa si è fatto di male, quale pena si sta scontando … ma la fatica si scorda subito, e non appena ti porgono la medaglia sei lì a pensare alla prossima meta.
Ecco il primo passaggio dei campioni. Viene annunciato in senso opposto al nostro da fischietti dei motociclisti di staffetta e da un applauso che parte dalle file avanti alle mie e segue il ritmo dei top runner. Bellissimi nei loro movimenti leggeri e nelle contratture dei volti affaticati. Non ne passano tanti quando vedo Michele. E’ tanta la sorpresa che penso quasi di aver visto male, e proseguo la mia gara. Ma scoprirò al passaggio successivo che era proprio lui, in gran forma.
Sono raggiunta da alcuni amici, altri sono io a superarli. Quando ci si incontra è festa. Dall’altro lato della strada i podisti veloci che seguono i campioni. Tra i tanti i visi conosciuti di chi sono abituata a vedere alle gare a cui partecipo tra Liguria e Piemonte. Adoro questo popolo variopinto di gente un po’ fuori di testa, che si sveglia la domenica mattina presto per faticare e terminare la propria sfida con una gioia sana nel cuore. Sono orgogliosa di farne parte.
Portofino ci accoglie con la sua discesa ripida resa viscida dall’umidità. La bella piazzetta … è impossibile non ricordare l’ultimo allenamento fatto qui il primo giorno dell’anno. Quella mattina stavo inseguendo ed ero a mia volta inseguita da un principe delle favole … o forse si è trattato di un sogno? I suoi occhi però me li ricordo ancora bene!
Vengo dissetata da mani gentili, ne approfitto per camminare, mentre bevo, poi via di nuovo in direzione Santa.
Al decimo chilometro le gambe non sono ancora del tutto stanche.
Interrompo la mia gara o proseguo? Un’occhiata al crono. Svilente ma non troppo. Continuo. La forma fisica per luglio è una questione di piccoli passi. Questo è uno, è l’inizio.
Ma pochi chilometri dopo maledico la mia decisione. Faccio fatica e sono stanchissima. Cerco di concentrarmi, di guardare la strada e basta, non il contorno. La mente vola ad una settimana difficile passata e agli ostacoli che incontrerò in questa. Ma un saluto da chissà chi mi richiama alla realtà che sto vivendo. Sto correndo e la corsa mi piace, è il mio sfogo, la mia ancora di salvezza a cui mi aggrappo nei momenti brutti, il mio divertimento in quelli belli, quando corro sono felice … e finiamola questa gara …
Nuova discesa a Portofino, vedo il ristoro dall’altra parte. Prima però ci sarà la salitina che … no una salita in queste condizioni, per quanto breve, non la posso reggere!!! “Bisogna guadagnarsela l’acqua” dice una vocina da dentro “e ci sono i fotografi, mica vorrai venire ritratta mentre cammini …” non so se ha parlato la dignità o la vanità, ma fa lo stesso, in certe occasioni possono andare anche a braccetto …
Sono stanca, allo stremo nell’ultimo chilometro di gara … penso sia l’ultimo, la mia mente appannata non avvisto il numero 20 sul cartello, ma l’orologio il bip l’ha fatto … cedo, vado di passo … “Eh no caz .. ! Mi sei stata davanti tutta gara, ora molli? Su vai!”
Se non venivo sgridata mica ce la facevo a correre gli ultimi metri fino al traguardo …
E’ andata. Chissà perché, ma sento la mia maratona così lontana un po’ più vicina …
Nessun commento:
Posta un commento