venerdì 11 maggio 2012

Salita alla Guardia - di Gilberto Costa


« È giunto ormai il tempo di andare, o giudici, io per morire, voi per continuare a vivere. Chi di noi vada verso una sorte migliore, è oscuro a tutti, tranne che al Dio. »  (PlatoneApologia di Socrate)
Salita alla Guardia 2012
« Ha vinto il minuto di silenzio in memoria di ALESSANDRA. »

Si è imposto il desiderio di presenziare da parte degli ascensionisti tuttavia l’importune condizioni meteo. 
Ha prevalso il piacere di mostrarsi correndo al proprio prossimo condividendo la corsa all’aria, all’aperto, la voglia di sorridere nonostante il grigiore atmosferico generale.
Il podismo ha trionfato sulla pioggia, come l’arcobaleno fa breccia tra l’azzurro ed il fosco cielo.
 La nebbia lo ha fatto sul sereno rendendo la cima del Figogna un luogo alieno.

All'inizio è arduo, complesso e complicato comprendere una corsa come questa.
Una gara breve, lesta nonostante in salita, tuttavia sempre un’ascensione sebbene sia veloce.
Agevole la partenza che proietta il plotone all’estuario del sentiero quali  frecce lanciate da arcieri celesti,
dove nel breve scorrere di cento passi ci si accorge di lottare contro una forza inattaccabile, inespugnabile, ineguagliabile, la gravità. Di forza sembra breve, si sente
lieve ma costante, faticosa ma assalibile, avvicinabile ma invincibile.

La parte centrale è quella della rassegnazione agonistica, la consapevolezza di lottare contro una barriera immaginaria, una parete invalicabile. Altro non è che il muro  del nostro limite che si  para innanzi.
Catapultati, gettati nell’oblio della dimenticanza, corrispondente ad un fenomeno transitorio, dovuto a temporanea  fuga dalla memoria, intesa  come amnesia temporale, quale declino o sospensione del ricordo con un particolare accento sullo stato di abbandono del pensiero e del sentimento dalla … della realtà.

Il finale è un fotogramma  impresso sulla pellicola mattonata, un’ erta avida ed avara nella quale  si sfracellano inconsapevoli le vacue speranze. Dove si odono i tonfi delle anime cadute morte.

Hanno avuto la meglio la grazia, il sorriso dolce di Marta Bertamino e la devota maniacalità di un superlativo Gabriele Poggi che cesella il suo gesto atletico 
con una nuova  mirabile vittoriosa scalata 
   « L’antidoto CORRERE ha battuto una volta ancora il lento epilogo dello scorrere fuggevole. »

Di Gilberto Costa  

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