martedì 8 maggio 2012

Avon Running di Elisabetta Iurilli


Avon Running
di Elisabetta Iurilli

Correre è bello, quando poi c’è un buon motivo per farlo è ancora più bello.
Oggi l’iniziativa meritava di gran lunga, il ricavato della nostra iscrizione alla gara sarebbe stato devoluto alla Lilt per la prevenzione del tumore al seno. Si ha paura a parlare di certi argomenti, ci risulta difficile farci controllare periodicamente, si pensa sempre che la malattia non ci potrà mai riguardare da vicino, che colpisca gli altri non noi. Allora ben venga questo attimo di riflessione, le utili indicazioni sulle strutture e sulle
cure, il tutto in un clima di festa a sdrammatizzare i pensieri più brutti.
All’Avon running partecipano agoniste e non agoniste, donne di ogni età e capacità, tutte a dare del loro meglio: in strada correndo come sul lavoro, o tra i fornelli, o come mamma, fidanzata o moglie. Tutte con l’orgoglio di essere una donna vera che suda e fatica.
Noi agoniste eravamo la minoranza. Forse un po’ snob, nessuna di noi ha accettato di riscaldarsi al ritmo dei dj che creavano coreografie a suon di musica dettando “Su il ginocchio, stendi il braccio, giù il sedere e uno, due, tre …”. Tutte noi si è fatta la solita corsetta pre gara, ci si è tirate i muscoli, si sono indossati i soliti capi ipertecnologici, traspiranti e alla moda. Le non agoniste invece avevano tutte addosso la maglietta bianca di cotone del pacco gara, faceva uno splendido effetto vederla indossata in massa.
Alla partenza della 10 km ci snodiamo subito lungo corso Italia. Mi fa strano non essere in compagnia dei ragazzi con cui mi trovo di solito, ma è piacevolissimo avere vicino tante “colleghe”, donne in tutto e per tutto come me. Sento gli sguardi curiosi dei passanti, vedo uomini che corrono sul grande marciapiede a lato, qualcuno proprio non ce la fa a non partecipare e si unisce a noi. Tanti mariti o fidanzati sono a bordo strada. Incitano la compagna, alcuni sono vestiti anch’essi da runner, altri hanno un bambino vicino eccitato dal passaggio della mamma.
Sono tre giri del percorso, in breve le prime distaccano il gruppo. Elena Riva è in testa fin da subito. Ci incrociamo, le faccio forza, lei alza gli occhi e mi sorride.
Non amo le corse che prevedono più giri del percorso, tantomeno quelle che si svolgono in città. Eppure oggi l’asfalto è mio amico. Troppe gare nel fango di recente, oggi un tracciato tranquillo ci voleva. Su e giù per la Foce, il mare grigio su un lato, il traffico pigro della domenica dall’altro, l’aria di festa tutt’intorno, i passanti stupiti nel vedere “tutte donne …”
Sono all’ultimo chilometro quando l’ondata delle non competitive mi raggiunge sul lato opposto del mio andare. Le prime sono giovani e ansimano danno del loro massimo. Poi pian piano le agguerrite lasciano il posto a quelle per cui è bello esserci, è giusto esserci. Sono tantissime, non finiscono più. Fisici asciutti o con qualche chilo di troppo, di tutte le età, la borsetta a tracolla,  con i figli per mano o libere come il vento, una spinge addirittura un passeggino. Sono bellissime, sono loro le vere protagoniste.
Franca urla i mio nome, la saluto, taglio il traguardo e mi metto ad aspettarla.
La musica di Radio Italia si diffonde dagli altoparlanti insieme alla voce dello speaker che incita e al contempo prende in giro amabilmente alcune runner. Al traguardo alcuni ometti allungano il collo speranzosi di intravedere la loro compagna. Tra loro Walter, il mio presidente che fa il tifo per la moglie, anche se la vorrebbe fermare dopo un solo giro.
Le mamme ritrovano i figli, le amiche riuniscono il gruppo.
Franca arriva felice, la fotografo mentre taglia il traguardo. Mi dice di essersi divertita correndo, di essersi scaldata a ritmo di musica, di aver preso contatti con l’Avon, “E ora andiamo a farci truccare?”

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