martedì 17 settembre 2024

Intervista a Giuseppe Provato dopo la Sydney Marathon: un traguardo tra emozioni e consapevolezza

 di Paolo Pelloni


Giuseppe, hai appena concluso la Sydney Marathon, come ti senti dopo questa esperienza?

Sydney è stata incredibile, una città bellissima e cosmopolita. Tanti grattacieli ma anche tanto verde, giardini e parchi ovunque. È il luogo ideale per chi ama correre. Quello che colpisce subito è il rispetto per i beni comuni, e il parco botanico che porta direttamente all’Opera House è davvero fantastico. Essendo primavera qui, le temperature sono state abbastanza gradevoli, e correre in questo contesto è stato un privilegio.


Parliamo un po’ della parte tecnica: come è stata la gara dal punto di vista del percorso e delle condizioni?

È stata una maratona piuttosto muscolare. Il percorso presenta molte salite e discese, soprattutto nei primi 20 km, che spezzano il ritmo. Onestamente, è difficile fare il personale su un tracciato del genere. E poi oggi si è aggiunto anche il vento, molto simile al nostro libeccio, che non ha aiutato affatto. Avevo studiato il percorso prima di partire dall’Italia, ero consapevole di alcuni falsi piani, ma una

volta qui, mi sono reso conto che erano vere e proprie salite, seguite da discese con pendenze fino al 3-4%.


Al 22° km avevo già speso parecchie energie, ma ero ancora determinato a spingere per chiudere sotto le 3 ore, come mi ero preparato. Tuttavia, il vento in alcuni tratti era così forte da rallentarmi notevolmente. Al 28° km, ho dovuto prendere una decisione: continuare a forzare il ritmo rischiando di saltare o abbassare un po' il passo per chiudere la gara senza compromettere nulla.



E alla fine hai scelto di rallentare il passo. Come ti sei sentito durante gli ultimi chilometri?

Sì, ho deciso di scalare una marcia e mettermi su un passo più gestibile per godermi appieno gli ultimi 12 km. Ho chiuso in 3h11'01" con un passo di 4'30" al km. E devo dirlo, Paolo, me la sono davvero goduta! Il pubblico è stato fantastico, tantissimi ragazzini lungo il percorso che incitavano i corridori. Dopo il 30° km, ci siamo trovati a correre tra enormi grattacieli e due parchi, e quei chilometri mi sono volati via.


Come è stato tagliare il traguardo in un contesto così unico?

Indescrivibile! Quando sono entrato in Circle Quay, è stato come entrare nella nostra zona Expo di Genova. Mi aspettava una folla immensa che da lì mi ha accompagnato fino all’Opera House. Tagliare il traguardo sotto quel teatro, con la sua scenografia di vele bianche, è stata un’emozione unica.


Guardando avanti, cosa ti lascia questa esperienza?

Questa maratona mi ha fatto capire che posso ancora dare molto. Certo, non ho raggiunto il tempo che mi ero prefissato, ma ho portato a casa una consapevolezza importante. Ora mi godo questi momenti, sapendo che questa esperienza mi ha reso più forte. Spero che la mia prossima avventura sia di nuovo mondiale.



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