Avon Running
di Elisabetta Iurilli
Correre è bello, quando
poi c’è un buon motivo per farlo è ancora più bello.
Oggi l’iniziativa
meritava di gran lunga, il ricavato della nostra iscrizione alla gara sarebbe
stato devoluto alla Lilt per la prevenzione del tumore al seno. Si ha paura a
parlare di certi argomenti, ci risulta difficile farci controllare
periodicamente, si pensa sempre che la malattia non ci potrà mai riguardare da
vicino, che colpisca gli altri non noi. Allora ben venga questo attimo di
riflessione, le utili indicazioni sulle strutture e sulle
cure, il tutto in un
clima di festa a sdrammatizzare i pensieri più brutti.
All’Avon running
partecipano agoniste e non agoniste, donne di ogni età e capacità, tutte a dare
del loro meglio: in strada correndo come sul lavoro, o tra i fornelli, o come
mamma, fidanzata o moglie. Tutte con l’orgoglio di essere una donna vera che
suda e fatica.
Noi agoniste eravamo la
minoranza. Forse un po’ snob, nessuna di noi ha accettato di riscaldarsi al
ritmo dei dj che creavano coreografie a suon di musica dettando “Su il
ginocchio, stendi il braccio, giù il sedere e uno, due, tre …”. Tutte noi si è
fatta la solita corsetta pre gara, ci si è tirate i muscoli, si sono indossati
i soliti capi ipertecnologici, traspiranti e alla moda. Le non agoniste invece
avevano tutte addosso la maglietta bianca di cotone del pacco gara, faceva uno
splendido effetto vederla indossata in massa.
Alla partenza della 10
km ci snodiamo subito lungo corso Italia. Mi fa strano non essere in compagnia
dei ragazzi con cui mi trovo di solito, ma è piacevolissimo avere vicino tante
“colleghe”, donne in tutto e per tutto come me. Sento gli sguardi curiosi dei
passanti, vedo uomini che corrono sul grande marciapiede a lato, qualcuno
proprio non ce la fa a non partecipare e si unisce a noi. Tanti mariti o
fidanzati sono a bordo strada. Incitano la compagna, alcuni sono vestiti
anch’essi da runner, altri hanno un bambino vicino eccitato dal passaggio della
mamma.
Sono tre giri del
percorso, in breve le prime distaccano il gruppo. Elena Riva è in testa fin da
subito. Ci incrociamo, le faccio forza, lei alza gli occhi e mi sorride.
Non amo le corse che
prevedono più giri del percorso, tantomeno quelle che si svolgono in città.
Eppure oggi l’asfalto è mio amico. Troppe gare nel fango di recente, oggi un
tracciato tranquillo ci voleva. Su e giù per la Foce, il mare grigio su un
lato, il traffico pigro della domenica dall’altro, l’aria di festa
tutt’intorno, i passanti stupiti nel vedere “tutte donne …”
Sono all’ultimo
chilometro quando l’ondata delle non competitive mi raggiunge sul lato opposto
del mio andare. Le prime sono giovani e ansimano danno del loro massimo. Poi
pian piano le agguerrite lasciano il posto a quelle per cui è bello esserci, è
giusto esserci. Sono tantissime, non finiscono più. Fisici asciutti o con
qualche chilo di troppo, di tutte le età, la borsetta a tracolla, con i figli per mano o libere come il vento,
una spinge addirittura un passeggino. Sono bellissime, sono loro le vere
protagoniste.
Franca urla i mio nome,
la saluto, taglio il traguardo e mi metto ad aspettarla.
La musica di Radio
Italia si diffonde dagli altoparlanti insieme alla voce dello speaker che
incita e al contempo prende in giro amabilmente alcune runner. Al traguardo alcuni
ometti allungano il collo speranzosi di intravedere la loro compagna. Tra loro
Walter, il mio presidente che fa il tifo per la moglie, anche se la vorrebbe
fermare dopo un solo giro.
Le mamme ritrovano i
figli, le amiche riuniscono il gruppo.
Franca arriva felice, la
fotografo mentre taglia il traguardo. Mi dice di essersi divertita correndo, di
essersi scaldata a ritmo di musica, di aver preso contatti con l’Avon, “E ora
andiamo a farci truccare?”
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