martedì 28 febbraio 2012

Camminata del Roccolo - cronaca di Elisabetta Iurilli

XX camminata del Roccolo

Mi sono dimenticata di guardare Google Maps, l’oracolo multimediale che mi aggiorna sui luoghi ove avvengono le competizioni la domenica mattina e mi descrive minuziosamente come fare a raggiungerli. Penso che di sicuro incrocerò altre auto di podisti in prossimità del casello, basterà seguirne una. E così a perderci siamo in quattro: tre dei Delta Spedizioni più la sottoscritta.
Lascio l’auto nel primo parcheggio disponibile. Per raggiungere il luogo di ritrovo si
affronta una salita simile alla Bocchetta della settimana scorsa. Ma vengo presto rassicurata, non fa parte del percorso di gara.
Su ci sono gli amici della domenica, gli "aficionado" dei traguardi, i ragazzi con le scarpe da ginnastica e le ali ai piedi. Li lasci a Campomorone e li ritrovi ad Arenzano, la prossima settimana saranno a Sestri, e se qualcuno manca, la domenica dopo è pronto a fornire giustificazioni come a scuola.
Fa capolino con le sue stampelle la reginetta degli arrivi. Una gamba rigida, offre sorrisi e baci a tutti noi che abbiamo saputo della sua caduta e che speriamo in un suo ritorno imminente a gareggiare tra noi. Ci rassicura, dice che per le piemontesi estive non mancherà di certo. Forza Susy, quelle gare non sarebbero le stesse senza di te!
Si parte, ci si insegue in discesa. Sono strade d’asfalto rubate al traffico delle auto. Strade immerse nel verde di una vegetazione già rigogliosa nonostante sia febbraio. “Com’è stato freddo quest’inverno …” mi dirà più tardi Rity, con i suoi grandi occhi scuri che ridono sempre. Penso alla sua terra così distante e così calda “Avevi mai visto la neve prima?” “No!” mi dice ridendo, e si illumina tutto. Penso che gli sia piaciuta questa neve, anche se faceva freddo. Ma oggi è quasi primavera, in anticipo sul calendario. In cielo neanche una nuvola, l’azzurro limpido che si tuffa nel mare blu. Si scende veloci, in gruppo, tra case che sembrano costruite in mezzo al paradiso, curve, qualche auto che ci schiva a fatica ma senza i soliti nervosismi. Ecco i campi di pallone, il bellissimo lungomare dei miei allenamenti da maratona. Conosco a memoria ogni mattonella che lì è posata, il profumo delle fronde, quello del salino delle onde, il buio delle gallerie, lo spiraglio che diventa luce alla fine del tunnel. Vedo la panchina dove si è seduto lo scorso anno il mio papà e da dove insieme abbiamo guardato il mare, e mi sembra che da quella passeggiata siano passati secoli.
Poi si apre il paese, e le mattonelle rosse del grande marciapiede che accompagna la strada principale. Ci sono le palme, la gente che passeggia lenta e oziosa nella giornata di riposo, le mamme con i passeggini. Una tuta gialla alza il braccio, le auto si fermano per farci passare, ringrazio, mi viene urlato “Forza ragazza!” e io sono tutta contenta. Passo davanti alla pizzeria dove ho cenato qualche ora fa con la mia migliore amica. Una serata che ci concediamo una volta ogni tanto, alla “Sex and the city”, rigorosamente tra donne, senza uomini, che però diventano, ahimè, l’oggetto principale dei nostri discorsi.
Si sale, uno strappo ripido, ma poi c’è un falso piano per tirare il fiato, e ancora salita, il Bambin Gesù alto, candido e austero a ricordare che il paradiso bisogna guadagnarselo a fatica, e di nuovo la speranza di una strada in piano, a cui segue altra salita, in un gioco di saliscendi che rompono la monotonia dell’andare ma anche le nostre gambe.
Poi c’è il passaggio più bello di questo percorso, quello del maneggio. Intravedo cavalli girare intorno docili, ubbidendo ai loro cavalieri eleganti, seguono poi dei piccoli box di legno. I musi degli equini sporgono bellissimi dalle finestre. Sembra ci guardino, in una sorta di spettacolo capovolto dove a correre siamo noi e loro gli spettatori. Sguardi mansueti e sornioni, loro farebbero meglio, loro hanno due gambe in più!
La salita è mite, in mezzo al verde, si è quasi all’arrivo e un po’ mi dispiace. E’ stato un percorso bellissimo, pur conoscendo abbastanza Arenzano ho scoperto luoghi in cui non ero mai stata, piccoli angoli di paradiso, mi sarebbero piaciuti altri chilometri, altri luoghi nuovi tra cielo e mare, con i monti fieri a fare da cornice. Dietro di loro si nasconde il mio paese.
Ritorno con la mia auto cantando a squarciagola sulle note del mio stereo. E’ la magia della corsa, quel bruciare chilometri che lascia la serenità in fondo al cuore.

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