mercoledì 1 giugno 2011

Varazze di Sera - di Elisabetta Iurilli

Varazze di sera
di Elisabetta Iurilli

Uno squarcio bianco nel cielo scuro, un lampo, uno scroscio di pioggia, il boato di un tuono.
Tornerà il sereno?
Varazze ha i segni della tempesta passata o mai arrivata.
Dove c’è un ritrovo di podisti c’è allegria. C’è quella voglia di fare e di brigare delle persone che amano la vita. C’è l’appartenenza ad un gruppo indomito che appena può scappa dall’ufficio, dal lavoro, dalla tranquillità di una cena casalinga per sudare i suoi dieci chilometri di libertà.
“Caffè o piantina?” L’alternativa viene offerta all’iscrizione. Guardo i fiori tanto carini che morirebbero di
sicuro solo a vedere casa mia. Non riesco a far crescere nessuna pianta, ma bevo tantissimi caffè …
Le chiacchiere come al solito prendono quasi tutto il tempo del riscaldamento. Poi, complice il doversi spostare per assistere allo spettacolo della partenza della gara dei bimbi, allungo i primi passi con Claudio, in quel nostro parlare fitto prima di ogni gara. “Ora basta però che sono già stanca …” E allungo una gamba a tirare i muscoli, imitando nella concentrazione chi vicino a me fa altrettanto. Lo stretching è uno di quei doveri pallosi che un buon podista fa propri nel pre e nel post gara. Ma se nel “pre” riesco ancora a mettermi diligentemente in posa, dopo aver corso non riesco proprio a trovare la voglia di allungarmi contro muri o paletti. Salvo, in alcuni casi, ritrovarmi il giorno dopo dura e contratta e maledire la mia negligenza. Oggi però sono solo 10 km in piano …
La partenza non coglie mai di sorpresa. Dalla prima all’ultima fila, orologi da resettare col cuore in gola, i polmoni già pieni al carico d’aria maggiore, le gambe che friggono dalla voglia di movimento … è liberatorio lo start quando arriva!
Via, colorati ad inseguirci sul lungo mare.
Intravedo onde grandi ed arrabbiate, sento l’odore di iodio, gli spruzzi arrivano in minuscole goccioline evanescenti.
Profumo di pitosforo, gallerie buie, la serata che si tinge dello scuro della notte …
E ci si rincontra tutti in fila grazie al giro di boa, i primi i meno stanchi, la loro leggerezza e la falcata lunghissima è uno spettacolo. Poi tutti gli altri, ci si chiama se ci si riconosce, se lo sforzo permette, se il fiato consente …
E al settimo sento le forze venire meno, mi dico che ormai non c’è più benzina, ma non riesco a fermarmi, a camminare anche solo un poco, non riesco a cedere e testarda non mollo, perché lo so che non è così che si fa. Come nella vita. Anche quando sembra tutto perduto.
Alla fine si è sempre felici di tagliare un nuovo traguardo.
Dopo ogni temporale torna sempre il sereno.

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