martedì 24 maggio 2011

Stradolcetto - di Elisabetta Iurilli

Stradolcetto 2011

Domenica di fine maggio con un sole quasi estivo.
La Stradolcetto mi vede di nuovo tra gli iscritti, da qualche anno latito, ma il caldo di luglio mi teneva lontana dal parteciparvi. A maggio invece si può ancora correre tra i colli ovadesi.
Non mi dispiace essere qui piuttosto che alla Guardia. Percorsi e difficoltà differenti, ma il mio spirito in questo periodo è più da vigneti che da santuari … però il plotone in partenza è quasi tutto piemontese, i liguri ci tengono alla loro santa salita.
Fra i partecipanti le facce un po’ sperse di chi è alla prima competitiva, ma anche un viso familiare che mi
richiama ai banchi del liceo. Rivedersi dopo vent’anni fa una cera impressione, specialmente se l’appuntamento ci trova partecipanti ad una gara entrambi in braghette e scarpe da ginnastica. Forse il miglior modo per rompere il ghiaccio … Manuel non è cambiato affatto, mi chiedo se io invece …
La partenza e si inizia in salita. Uomini e donne a sudare sotto il sole, corpi non ancora del tutto dorati, ma finalmente in canotta, un passaggio leggero come un soffio di vento il nostro, tra strade e sterrati che si arrampicano sulle dolci colline di questa parte di Ovada.
A tratti, passandoci nuovamente, mi vengono in mente come flash i punti dove ho faticato maggiormente tre anni fa. Sono quasi sempre ricordi di luoghi abbinati a salite, a pezzi d’asfalto pieni di sole, a battiti ravvicinati del cuore, a fiato corto e gambe pesanti … sono ancora qui, allora come ora tanta fatica mi aveva divertito.
“Bimba” mi aveva chiamato in modo affettuoso un anziano contadino sull’aia di una casa fra i campi dove c’era anche un ristoro. Mi aveva fatto un piacere immenso, era stata una bella carezza al cuore.
“C’è una bimba, datele da bere” puntuale anche quest’anno, bellissimo, in canotta, seduto a guardare il nostro passaggio sotto l’ombra di un albero, mentre poco più in là i volontari si apprestavano a versare acqua e the nei bicchieri di plastica.
Il resto sono ciliegi con i loro frutti rossi tra le foglie generose che ci donano ombra e freschezza, tratti in discesa dove si va forte e si ha paura dei sassi che rendono l’appoggio incerto, salite che non te le aspetti alternate ad altrettante discese.
Il chilometro sette e si pensa che se si era alla Guardia era già tutto finito, Ovada splendida con torri e cupole che appare all’improvviso a ricordare tutta la sua bellezza …
La Stradolcetto è tutto questo, percorso alterno, che chiede e che dà, colli pettinati a vigne, la fatica dei contadini, sapori antichi, sole, la bottiglia di vino da aprire in tavola come un trionfo lungo nove chilometri di fatica.

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