sabato 23 luglio 2011

C’era una volta tra i boschi e i vigneti - di Elisabetta Iurilli

C’era una volta tra i boschi e i vigneti

Antefatto
“Betta lo sai che la gara inizia alle otto?” Non ce la faremo mai. Tra tutti non avevamo guardato l’ora sulla locandina convinti che prima delle nove non c’è mai partenza di gara serale. E, inutile dirlo, S. Cristoforo non sapevamo bene dov’era. L’unico indizio era che è il paese prima di Gavi. Ma se prendi la strada al contrario è anche quello dopo Gavi …
Slalom tra le curve, Claudio fa sfrecciare la sua auto tra il verde dei prati e il giallo dei girasoli. Lerma. “E’ il prossimo me lo sento …” gli dico per incoraggiarlo … Mornese. “Ma non era qui?” Bosio. “Guarda Claudio ti assicuro che l’hanno spostato nella notte …” “Niente gara oggi, mancano dieci minuti alla partenza!” Decido di cambiarmi sul sedile posteriore, bisogna sfruttarli bene questi dieci minuti, non riuscirò a riscaldarmi, ma che importa? Siamo a Gavi e ho lo stomaco in mano. Tutte quelle curve prese all’impazzata mi fanno questo effetto collaterale. Penso di essere verde come i pantaloncini della divisa della Atletica Vallescrivia …
Poi eccolo, S. Cristoforo appare davanti a noi con le sue strade chiuse al traffico per la gara. Claudio mi lascia dove può, deve posteggiare e cambiarsi per la gara, io corro … e vedo gli amici di corsa guardarmi strano mentre si stanno allineando in partenza. “Dove …” “Di là!” mi indirizzano verso la zona iscrizione dove vengo addirittura scortata da Alessandro e Danilo. Mi ritrovo in breve con due bottiglie in mano ad armeggiare col Garmin pronta per la partenza. “Servono per i ristori” dico prevenendo le domande e cercando con gli occhi la Raffaella per potergliele mollare …
La gara
S. Cristoforo è un paesino medievale che si arrampica sul cucuzzolo di un colle che domina la pianura sottostante, terra di viti e di girasoli. La partenza avviene su uno dei punti più alti, nel borgo, probabilmente dopo la gara dei bambini, ne vedo infatti girare parecchi con una bella medaglia al collo.
L’inizio è in discesa, ripida e corta, che precede una piccola salita. Sarà tutto così questo percorso di gara. Salite e discese assortite.
La musica nelle orecchie, il pensiero alle ripetute saltate in nome della competizione serale, chissà se valgono lo stesso in preparazione per la maratona …
Il percorso è segnato con lo scotch bianco sull’asfalto, le frecce sono una dietro l’altra vicinissime, tanti gli omini con il giubbotto arancio a segnalarci il percorso, tanti i passanti sul ciglio della strada a guardare le nostre fatiche e a sorreggerci moralmente. Perché tra sali e scendi le gambe diventano pesanti e la fatica si sente. Il sole sta tramontando lontano, prima però decide di donarci un tramonto rosa stupendo. Dopo una curva vengo deviata in un campo di girasoli. Non ho mai corso in mezzo a tutti questi fiori. Sono più alti di me, di un colore abbagliante, tutti rivolti verso il punto del sole morente. Penso di essere una donna fortunata a godermi simili spettacoli correndo, penso che noi tutti che corriamo siamo fortunati, perché ci guadagniamo con fatica e sudore posti, attimi, suoni e odori che diversamente non farebbero parte del nostro mondo. Spettacoli della natura, emozioni del cuore.
Vedo un castello lontano. “Fin là?” mi dico. “No, sarà un altro paesino, c’è troppa salita da fare …” ma la strada inizia un dislivello importante, la vedo arrampicarsi, vedo il castello rimpicciolirsi, il borgo avvicinarsi, la gente incita e il percorso sale …
Secondo giro, fotocopia del primo, sono contenta perché correrò di nuovo tra i girasoli. “Di qui tagli un bel pezzo e nessuno se ne accorge” mi urla un contadino dal suo campo. “Diavolo tentatore!” ma piuttosto che tagliare una gara la finisco sui gomiti. Non esistono scorciatoie nella corsa, e neanche nella vita bisogna seguirne. La via è una, più o meno faticosa, ma alla fine porta sempre alla meta. Bisogna guadagnarselo l’arrivo.
Ultima salita in sapore di medioevo e finisco la gara. Claudio e la Raffa mi aspettano sorridenti, dobbiamo ancora riprenderci dall’avventura del viaggio d’andata. Poco lontano scorgo mio marito che è venuto ad unirsi a noi.
La serata finisce a raccontarci avventure vecchie, nuove e ancora da fare con le gambe sotto il tavolo e un piatto di pasta davanti. La notte scende tra noi avvolgendo le nostre risate, lasciando alla luna il compito di illuminarci la via del ritorno. Il canto dei grilli come colonna sonora.

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