lunedì 12 settembre 2011

Marcia internazionale Mare e Monti - di Elisabetta Iurilli

Marcia internazionale Mare e Monti
di Elisabetta Iurilli

Quest’anno niente Mare e Monti. Un ricordo di qualche anno fa, quando ero felice e non sapevo di esserlo mi blocca. Non ero nello stato d’animo adatto per affrontarla, per mischiarmi a quel clima di festa e di gioia che questa marcia internazionale porta con sé.
Però il percorso che avrei dovuto fare nel mio lungo domenicale si sarebbe intrecciato per alcuni chilometri con quello della manifestazione. Allora parto presto, così evito la gente …
Poco dopo le sei ero a Voltri a ungermi di vaselina e allungare le gambe avvolta in un’alba arancione fantastica. Ecco cosa si guadagna ad alzarsi presto al mattino, il colore rosso del sole. Solo all’alba capisci che è una palla di fuoco, quando risplende giallo e alto nel cielo questo non lo riesci a cogliere.
Alcuni ragazzi tornano stanchi dalla notte bianca di Genova. Anche io l’anno scorso vi avevo partecipato, con mia figlia, per le vie di una città di cui ci eravamo riappropriate, tra le note di cantanti che hanno fatto la storia della musica italiana, tra la gente che aveva solo voglia di divertirsi. Ero arrivata a casa, mi ero cambiata d’abito, indossato il camel bag, ed ero scesa ad Arenzano per fare la Mare e Monti nel percorso lungo di montagna. Al mio ritorno Francesca dormiva ancora …
Parto col pensiero sconsolato che i km da affrontare saranno 34. I miei allenamenti iniziano sempre con un po’ di desolazione, ma poi “la fame vien mangiando” e mi ritrovo a mente serena, felice di quello che sto facendo.
Saluto la Madonnina bianca di Vesima, che guarda il mare sopra uno scoglio, le affido le mie speranze e proseguo il mio cammino mentre il giorno diviene realtà. Osservo la spiaggia. E’ deserta per l’ora, solo una signora ha già steso gli asciugamani e guarda freddolosa l’orizzonte. Gabbiani bianchi spuntano nel loro contrasto sulla sabbia grigia. Ora sono loro i padroni di tutto.
Accanto al tunnel che porta all’entrata di Arenzano c’è un cancello aperto. “Eh già!” penso “oggi, solo oggi, ci si può passare …” Così evito la galleria. Prima compare una discoteca -almeno penso- poi quella che un tempo era una casa cantoniera. Oggi è una villa magnifica a picco sul mare e spiaggia privata. Quando dicono che “il tempo sistema le cose …”
Arenzano è tappezzato di bandierine multicolori. In tanti si avvicinano alla zona dell’iscrizione. Li guardo. I runner convinti li distinguo dall’abbigliamento e dal cardiofrequenzimetro da polso. Hanno fatto una scelta insolita questa domenica, una “vera” non-competitiva. Si parte quando si vuole, si arriva quando si vuole, ai ristori ci si ferma e si possono mangiare le trofie al pesto. So che non lo faranno, che l’occhio andrà spesso all’orologio, che la tanta gente sul percorso darà loro un po’ di fastidio … ma se sono qui si vede che non sono degli snob, che è gente semplice. Poi ci sono i gruppi di amiche. Di solito una è vestita da runner/palestra ed è convinta, tra le altre alcune si vede che hanno aderito all’iniziativa di buon grado, altre sono state trascinate. Quando propongo io qualcosa di simile alle mie amiche mi trovo sempre a seguire i miei progetti da sola. Un po’ mi temono in fatto di passeggiate! I gruppi di uomini sono diversi. Ci sono quelli formati da giovani con magliette disparatissime che portano i nomi di terre lontane, e quelli di meno giovani formati o da persone sicure di sé, con maglie tecniche di società di camminatori, ma anche da persone decisamente più rilassate sia nell’anima che nel corpo. Poi le famiglie. Quelle formate da marito e moglie per cui camminare insieme non è solo un’allegoria, e quelle circondate da figli di ogni età, qualcuno anche su passeggino. Quanta allegria tra questa gente! Tanti gli stranieri, si sentono parlare varie lingue,  i tratti somatici sono diversi, è tutto un miscuglio qui ad Arenzano.
Fedele al mio obiettivo dribblo la zona iscrizione, quella della smarcatura, i vari partenti e continuo nel mio andare. Un fotografo mi punta. Sono vanitosa sorrido, non mi viene neanche in mente di dirgli che sono un’infiltrata. Zac, è fatta. E mi ha strappato un sorriso … Alla fine del viale alberato, mentre mi sto inoltrando nel tunnel, un signore di mezza età con la divisa da volontario e una bandierina rossa in mano mi dirotta verso il porticciolo. “Di lì?” chiedo incredula, mentre avrei voluto dire:“Guardi che il percorso lo conosco bene, lo faccio tutte le domeniche …” Ma decido di fidarmi e proseguo nella direzione indicatami. Ci sono le frecce in terra, ma un’altra persona gentile mi segna la strada da fare. Altro sorriso, e alzo il pollice in segno d’intesa. Che bravi questi signori, passeranno la giornata così, a mostrarci la strada in cambio di sorrisi. Ed ecco davanti a me un posto spettacolare fino ad oggi sconosciuto. Una spiaggetta con la sabbia fine che entra nelle scarpe ma che termina con uno scoglio. Quel pietrone ha due aperture, due piccolissime gallerie da cui vedi subito l’azzurro che sta al di là; in una passa il mare, nell’altra passano le persone. È di una bellezza disarmante. La risalita avviene passando per uno stabilimento balneare. Sono sulla strada di sempre, quella dei lunghi, quella in cui sogno i miei 42 km che con fatica preparo di settimana in settimana. Non sono sola. Ho tanta gente intorno, che mi sorride e a cui contraccambio il saluto, anche se non ci si conosce e forse non si parla la stessa lingua. Ma incontro dei miei compaesani e sono felice che mi vedano correre.
Mi lascio contagiare dal clima di festa. Capisco che sono stata un po’ sciocca a non iscrivermi. I miei km volano leggeri.
A Varazze giro di boa. Ho sete ma non mi va di usufruire dei “banchetti” allestiti per i partecipanti, bevo alle fontanelle disseminate sul percorso, e devo farlo alla svelta, in tanti si fermano anche qui a dissetarsi.
I km dopo Arenzano saranno quelli più duri per le mie gambe. E’ andata via la magia della festa, ora sono davvero sola con la mia fatica e il mio sudore. Fino a quando ero in mezzo alla gente non pativo niente, godevo solo di quel clima di gioia che pervadeva tutto il nostro andare. Da sola le gambe stanche sono più stanche, la testa dice di camminare e non di correre, i dolorini qua e là compaiono insidiosi.
La decisione però ormai è presa. Ci ho pensato a lungo strada facendo, arrivando alla conclusione che quest’anno ormai è andata così, ma l’anno prossimo non mancherò di sicuro all’appuntamento settembrino qualsiasi cosa succeda, anzi, ci sarò in compagnia, spingendo il passeggino della mia nipotina Martina, che per ora sta ancora dormendo nel pancione della sua mamma. Sarà la sua prima marcia … 

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