martedì 23 agosto 2011

Tre mesi fa mi sembrava una bella idea … - di Elisabetta Iurilli

Tre mesi fa mi sembrava una bella idea …

Stavo correndo una maratona, ero alla fine, ma non ero ancora vicina alla folla incoraggiante che si incontra all’arrivo, quando capisci che di lì a poco è fatta.
Sono gli attimi più duri per me, quelli in cui la mente mi dice “Molla tutto, hai corso abbastanza per oggi, tutto il tuo corpo è sfinito, vergognati!” Proprio in un attimo di scoramento vedo una scritta sulla maglia di un runner: “Tre mesi fa mi sembrava una bella idea …” uno scambio di parole, la condivisione della fatica, la speranza dell’arrivo, il farci forza … nascono così le amicizie tra podisti.
E se quando tagli il traguardo ad amici e parenti dici che è l’ultima volta che ci caschi, in cuor tuo sai che appena arrivato a casa ne cercherai un’altra. Troppe le emozioni che lascia dentro una 42 km, troppa la voglia di sfida che un runner cova in silenzio, troppa la voglia di buttarsi in una nuova avventura. Il mondo podista è un mondo di recidivi …
Carpi è l’unica maratona che per vari motivi mi posso concedere quest’anno. Scelta in un momento di rabbia pura che avrei potuto sfogare in modo più costruttivo (che so pomeriggio di shopping o barattolo di Nutella) già per questa sua genesi mi sembra nata sotto una cattiva stella. Eppure lì per  lì quando ho iniziato a dire in famiglia e agli amici di avere in programma quella gara mi sembrava quasi di aver le gambe pronte in quell’istante per correrla. Ne andavo addirittura fiera. Almeno il sangue mi era sbollito, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare …
Ex strada ferrata della riviera di Ponente, ovvero Vesima come punto di partenza e arrivo. Il giro di boa nei pressi di Varazze varia a seconda dei chilometri da percorrere nell’allenamento. La cosa buffa è che per gli allenamenti invernali, invece, scelgo la statale del 456 Turchino, con partenza da casa mia a Masone. Preferisco i posti freddi in inverno e quelli caldi in estate, contrariamente ad ogni regola di buon senso.
Domeniche di sveglia all’alba. Quando suona il trillo è uno schiaffo, a qualsiasi ora si sia andati a dormire la sera prima. Che non è mai presto. Perché anche a poco più di 40 il sabato sera bisogna viverlo, trovarsi con gli amici, i loro figli, i nostri, perdersi in chiacchiere, ridere, godere del fresco, della luna e delle stelle.
Quando si lascia casa il coniuge dorme ancora, forse non si accorge neppure della dipartita. Ne avrà ancora a lungo, lui così diverso, così calmo, io così irrequieta …
Davanti allo studio di Renzo Piano il parcheggio è quasi totalmente libero. Non sono ancora le sette. Giro di vaselina, accendo l’mp3, noto un’altra volta che il Garmin proprio non ne vuole sapere di accompagnarmi e inforco la strada.
Uno sguardo al cielo, il sole è una palla di fuoco arancione alle mie spalle che sorride innocuo alla luna tingendo di incredibili riflessi un mare decisamente blu.
Ho in testa una bandana nera. Mi sta orribilmente, ma è un riguardo in più contro il nemico maggiore che avrò oggi. Dicono gli esperti che quella di oggi sarà una delle giornate più calde dell’estate. Penso fiduciosa che tante volte si sbagliano e proseguo il mio andare. Incontro alcuni runner amici, e altri che ho conosciuto durante questi allenamenti. Mi sembra quasi di tenere un buon passo, tuttavia la sensazione diminuisce non appena arrivata al Nautilus compio il mio giro di boa. Il sole è di fronte, lo vedo, è già alto nel cielo e minaccioso. Di lì in poi sarà lotta. Da parte sua a schiacciarmi, da parte mia a tentare di chiudere un allenamento che per essere tale doveva svolgersi in altre condizioni di orario o di luogo.
Il refrigerio dura un attimo lungo le gallerie che percorrono la strada. Ricordo la paura dei miei primi allenamenti qui in solitaria. Alcuni punti sono veramente bui, la mattina presto non sono molto frequentate e io, in fin dei conti sono una donna. Oggi invece mi trovavo a benedire quelle oscurità, quei tratti al riparo della luce calda che avvolgeva ogni cosa là fuori. Poi, all’uscita del tunnel di nuovo l’inferno. Mitigato però ogni tanto da qualche fontanella, che però non sempre versa acqua fresca.
Corro e penso di essere una povera imbecille a faticare sotto il sole quando potrei essere sdraiata in spiaggia o al fresco del mio paesino. E tutto per concedermi fra qualche mese una fatica maggiore! Gli allenamenti in solitaria sono davvero una prova di volontà in certe situazioni. Forse per questo mi viene in mente una frase gentile detta qualche km prima da un runner durante un sorpasso “Sei grande!” Grazie, so che non è così, non lo è affatto, ma il modo con cui vengono dette certe cose fa piacere, gasa, e aiuta nei momenti difficili.
Porto a termine i miei 28 km quasi sui gomiti, ma in auto ho un termos d’acqua fresca ad aspettarmi e il mare è pronto ad accogliermi per un bagno che rigenera forze e spirito.
Noto che nonostante tutto il mio corpo non presenta dolorini o fastidi e affaticamento, e ciò mi inorgoglisce. “Chissà magari potevo fare di più …” ma mentre lo penso sono ammollo già da un po’ nel blu del mar ligure.
Penso che di queste fatiche me ne dovrò ricordare quando al 39esimo mi verrà voglia di mollare tutto. Penso che anche a Carpi, come oggi, lotterò da sola, perché un maratoneta è sempre solo a lottare con la sua forza, le sue debolezze, la sua volontà. E sento che tutti questi insegnamenti che mi vengono dalla corsa mi aiutano anche nella vita di tutti i giorni.
Però in serata, sentendo le imprese di amici e conoscenti, che bello scoprire di non essere stata l’unica runner a fare il suo lungo sotto il sole!

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