Stragavi
di Elisabetta Iurilli
Il forte lassù, inespugnabile, con la sua aria di sfida. Noi sotto, plotone pacifico, armati solo di scarpe da ginnastica. E’ una giornata di fine estate coi colori cangianti della natura a fare da padrone e un’aria fresca ad avvolgere la schiera di chi cerca la sfida la domenica mattina.
Dovrei essere in altri luoghi a preparare altre sfide, alcune con le scarpe da ginnastica, altre ben più dure in punta di piedi … eppure sono qui, in questa terra di vino e di traffici, in questo crocevia strategico.
La partenza è un attimo, poi si passa il ponte, un tuffo nel piccolo borgo tra gli sguardi curiosi dei passanti eleganti, alcuni bambini ci corrono dietro, alcuni runner “abbaiano” spaventandoli … mi chiedo a che età si finisca di essere bambini …
Un tratto di statale poi ci allunghiamo tra i campi. Sotto le scarpe è ancora asfalto, ma ai lati tutto è verde. E il sapore d’autunno è vivo nell’aria, negli alberi che iniziano a tingere le chiome, nel vento che accompagna le prime foglie accartocciate ai bordi della nostra pista.
Qui chi è veloce può dare il meglio di sé. Qui è pianura, il gruppo ormai si è snellito, non procede compatto, ma lineare. Ad un certo punto però una deviazione a sinistra annuncia il cambiamento, si inizia a salire e l’asfalto cede il posto allo sterrato. Ricordavo un gruppo di case ed un trogolo. Ora ce li ho davanti, qui inizia il pezzo duro. Che sfianca ma diverte, perché è bello quando sali sentire il fiato corto, la fatica nelle gambe e l’odore e i suoni del bosco. Scorgere un pietrone che ostacola e farselo subito amico. Sentirsi un po’ caprette e un po’ caprioli … continuare imperterriti tra il gioco e la sfida, guardandosi alle spalle ma contemporaneamente scrutando il percorso avanti a noi, ma non troppo avanti, perché quello che si vede, la lunghezza e la pendenza, potrebbero spaventare … ed in breve si palesa di nuovo l’asfalto con i tornanti che scendono ripidi, con le gambe che ci prendono gusto a muoversi di nuovo veloci con l’appoggio finalmente sicuro.
Intorno colline dolci, terre di vino, di nocciole immerse nell’azzurro di una giornata fantastica. Un sole discreto, non prepotente.
Nuovi campi e nuovo bosco. Sabbia sotto i nostri piedi, in un percorso nell’ombra. Un paio di passerelle, scorgo il muraglione del forte innalzarsi sopra di me, penso a soldati e guerre, la mente corre certo più delle gambe in posti come questo, ma ecco di nuovo la strada, un vigile che ferma un’auto per farmi attraversare, ci siamo, ultimi metri e sono arrivata.
Felice per i posti visti, per la fatica che mi ha divertito, perché anche gli amici che vedo hanno la mia stessa felicità cucita addosso.
Un gruppo di piccoli guerrieri che si prepara a tornare alla vita e alle lotte di sempre.
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