lunedì 27 maggio 2013

La Panoramica di Elisabetta Iurilli


La Panoramica
Tra Forte Puin e Forte Diamante mi sembra di volare. Lo sterrato, il verde incantevole intorno, e sotto una vista mozzafiato. Genova dall’alto, Superba, strepitosa, incantevole. Poi la sua costa, che si allarga a perdita d’occhio. Le montagne sovrastanti formano una corona bianca di neve. Il mare blu che si perde all’orizzonte lasciando intravedere qualche scoglio di Corsica e il cielo limpido, azzurrissimo, di cui mi sembra di fare parte in questo mio bellissimo correre tra le alture.
Non ci volevo venire qui al Garbo, volevo un posto tranquillo e piano per la corsa domenicale, avevo paura per la mia gamba compromessa, poi temevo il fango che la
pioggia copiosa di questi giorni avrebbe di sicuro fatto trovare sul percorso. Danilo mi aveva presa per stanchezza, insistendo più del solito. Neanche lui aveva mai provato questo percorso, ma questa gara l’attirava particolarmente, oltre alla prospettiva della crociera da vincere a sorteggio.
Così ci ritroviamo all’iscrizione a chiedere informazioni sugli ostacoli che incontreremo, e la Panoramica ci viene descritta con tinte molto colorite, difficoltà insormontabili, discese a strapiombo, salite assassine, insomma tutti ingredienti che mi fanno pensare a quant’è bello starsene comodamente a letto la domenica mattina piuttosto che andare a cercarsi fatica e sudore anche al di fuori del lavoro. Pazienza, la prossima gara la decido io.
In partenza gli amici però ci sono quasi tutti, ci sono quelli che hanno i miei gusti in fatto di percorsi, quelli veloci come fulmini e quelli che danno il loro meglio prendendosela un po’ più con calma. Chiedo mentalmente al mio ginocchio di fare il bravo. Gli prometto mendacemente che per un po’ lo terrò lontano da strapazzi, “ma oggi, per piacere portami bene al traguardo”.
Via! Il fiume umano in partenza un po’ stretto corre pochi metri sgomitando, ma poi la velocità fa la differenza e i più agili e veloci iniziano il loro distacco. Vedendo il podio finale intuisco il calibro e la versatilità di certi atleti. Per loro è stata una lotta tra giganti, sarebbe stato emozionante ammirarli nel bosco mentre si davano battaglia.
Il bosco inizia subito con la sua ombra, i suoi profumi, il suo terreno umido ma non compromesso come temevo. E’ salita dura, che poi si alternerà a pezzi di asfalto, per poi riprendere col sentiero sterrato. Si sale sempre, a tratti il sentiero diventa più stretto, le pietre ostacoli costanti con cui confrontarsi, come le radici insidiose tra esse. Non bisogna far calare l’attenzione, ho paura della scarpata a destra, non la vedo, ma la intuisco, un passo falso e si è fregati.
Mi piace correre nel bosco, mi dà una bella sensazione di libertà. Mi piace perché sento di placare per un attimo l’inquietudine che mi pervade. Qui non ci sono regole, marciapiedi, semafori. Niente caos delle auto, niente rumori se non gli uccellini, il fruscio delle fronde nel vento, i propri passi, il cuore che batte.
La salita è a zig zag, ogni tanto una curva a gomito. Poi una gettata di cemento … che ripida mamma mia, mi
ricorda un tratto di quella che affronterò domenica prossima … quando si dice andarsele a cercare … il cuore in gola. Le basi di una costruzione alla mia destra, è senz’altro Forte Puin. Spigoloso. Mi piacerebbe avere il tempo di fermarmi a guardare, ma sono in gara. Magari qualche volta ci porto la mamma o il marito … quante volte questo pensiero. Ma poi non ritorno mai. Per loro è sempre un deterrente andare vedere qualcosa dei miei percorsi di gara. Hanno sempre paura che li porti a compiere chissà quale fatica …
Laggiù c’è un cavallo. Bruca la sua erba, lo sorpasso e lui continua tranquillo nella scelta dei fili sottili. Io invece sono in paradiso …
Ecco il Diamante, mi dicono di svoltare e mi trovo davanti a quella discesina a strapiombo variamente descrittami prima della partenza. Oddio non ci riuscirò mai a farla decentemente, cadrò rovinosamente, ginocchio mio fai il tuo dovere, non mollarmi ora …
“Se cado mi raccogli?” chiedo a un bel ragazzo vestito da trail fermo e attento alle mie mosse “Sono qui per questo!” risponde lui sorridendo “Vabbè vedrò di non farlo apposta …” Mi sento goffa e pesante nel mio scendere, ma alla fine dell’ostacolo ci arrivo bene. E quasi mi stupisco …
Genova è lì sotto tutta bella a fare la “ola”.
Il sentiero che segue è in discesa tranquilla, con margherite gialle ai lati e altri fiori fucsia.
Poi di nuovo bosco, ma anche asfalto, gente che corre, passeggia, va in bici, si gode questa bellissima domenica mattina di un maggio più che mai freddo ed invernale.
Il resto è ancora discesa, sono i pochi chilometri che mi distanziano dall’arrivo, c’è una creuza, a questo percorso non manca niente, poi ancora asfalto e bosco, poi l’arco azzurro si intravede.
E’ l’arrivo.
Di una gara strepitosa.

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