La Panoramica
Tra Forte Puin e Forte
Diamante mi sembra di volare. Lo sterrato, il verde incantevole intorno, e
sotto una vista mozzafiato. Genova dall’alto, Superba, strepitosa, incantevole.
Poi la sua costa, che si allarga a perdita d’occhio. Le montagne sovrastanti
formano una corona bianca di neve. Il mare blu che si perde all’orizzonte
lasciando intravedere qualche scoglio di Corsica e il cielo limpido,
azzurrissimo, di cui mi sembra di fare parte in questo mio bellissimo correre
tra le alture.
Non ci volevo venire qui
al Garbo, volevo un posto tranquillo e piano per la corsa domenicale, avevo
paura per la mia gamba compromessa, poi temevo il fango che la
pioggia copiosa di questi giorni avrebbe di sicuro fatto trovare sul percorso. Danilo mi aveva presa per stanchezza, insistendo più del solito. Neanche lui aveva mai provato questo percorso, ma questa gara l’attirava particolarmente, oltre alla prospettiva della crociera da vincere a sorteggio.
pioggia copiosa di questi giorni avrebbe di sicuro fatto trovare sul percorso. Danilo mi aveva presa per stanchezza, insistendo più del solito. Neanche lui aveva mai provato questo percorso, ma questa gara l’attirava particolarmente, oltre alla prospettiva della crociera da vincere a sorteggio.
Così ci ritroviamo
all’iscrizione a chiedere informazioni sugli ostacoli che incontreremo, e la
Panoramica ci viene descritta con tinte molto colorite, difficoltà
insormontabili, discese a strapiombo, salite assassine, insomma tutti
ingredienti che mi fanno pensare a quant’è bello starsene comodamente a letto la
domenica mattina piuttosto che andare a cercarsi fatica e sudore anche al di
fuori del lavoro. Pazienza, la prossima gara la decido io.
In partenza gli amici
però ci sono quasi tutti, ci sono quelli che hanno i miei gusti in fatto di
percorsi, quelli veloci come fulmini e quelli che danno il loro meglio
prendendosela un po’ più con calma. Chiedo mentalmente al mio ginocchio di fare
il bravo. Gli prometto mendacemente che per un po’ lo terrò lontano da
strapazzi, “ma oggi, per piacere portami bene al traguardo”.
Via! Il fiume umano in
partenza un po’ stretto corre pochi metri sgomitando, ma poi la velocità fa la
differenza e i più agili e veloci iniziano il loro distacco. Vedendo il podio
finale intuisco il calibro e la versatilità di certi atleti. Per loro è stata
una lotta tra giganti, sarebbe stato emozionante ammirarli nel bosco mentre si
davano battaglia.
Il bosco inizia subito
con la sua ombra, i suoi profumi, il suo terreno umido ma non compromesso come
temevo. E’ salita dura, che poi si alternerà a pezzi di asfalto, per poi
riprendere col sentiero sterrato. Si sale sempre, a tratti il sentiero diventa
più stretto, le pietre ostacoli costanti con cui confrontarsi, come le radici
insidiose tra esse. Non bisogna far calare l’attenzione, ho paura della scarpata
a destra, non la vedo, ma la intuisco, un passo falso e si è fregati.
Mi piace correre nel
bosco, mi dà una bella sensazione di libertà. Mi piace perché sento di placare
per un attimo l’inquietudine che mi pervade. Qui non ci sono regole, marciapiedi,
semafori. Niente caos delle auto, niente rumori se non gli uccellini, il
fruscio delle fronde nel vento, i propri passi, il cuore che batte.
La salita è a zig zag,
ogni tanto una curva a gomito. Poi una gettata di cemento … che ripida mamma
mia, mi
ricorda un tratto di quella che affronterò domenica prossima … quando
si dice andarsele a cercare … il cuore in gola. Le basi di una costruzione alla
mia destra, è senz’altro Forte Puin. Spigoloso. Mi piacerebbe avere il tempo di
fermarmi a guardare, ma sono in gara. Magari qualche volta ci porto la mamma o
il marito … quante volte questo pensiero. Ma poi non ritorno mai. Per loro è
sempre un deterrente andare vedere qualcosa dei miei percorsi di gara. Hanno
sempre paura che li porti a compiere chissà quale fatica …
Laggiù c’è un cavallo.
Bruca la sua erba, lo sorpasso e lui continua tranquillo nella scelta dei fili
sottili. Io invece sono in paradiso …
Ecco il Diamante, mi
dicono di svoltare e mi trovo davanti a quella discesina a strapiombo
variamente descrittami prima della partenza. Oddio non ci riuscirò mai a farla
decentemente, cadrò rovinosamente, ginocchio mio fai il tuo dovere, non
mollarmi ora …
“Se cado mi raccogli?”
chiedo a un bel ragazzo vestito da trail fermo e attento alle mie mosse “Sono
qui per questo!” risponde lui sorridendo “Vabbè vedrò di non farlo apposta …”
Mi sento goffa e pesante nel mio scendere, ma alla fine dell’ostacolo ci arrivo
bene. E quasi mi stupisco …
Genova è lì sotto tutta
bella a fare la “ola”.
Il sentiero che segue è
in discesa tranquilla, con margherite gialle ai lati e altri fiori fucsia.
Poi di nuovo bosco, ma
anche asfalto, gente che corre, passeggia, va in bici, si gode questa
bellissima domenica mattina di un maggio più che mai freddo ed invernale.
Il resto è ancora discesa,
sono i pochi chilometri che mi distanziano dall’arrivo, c’è una creuza, a
questo percorso non manca niente, poi ancora asfalto e bosco, poi l’arco
azzurro si intravede.
E’ l’arrivo.
Di una gara strepitosa.
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