lunedì 14 marzo 2011

Trail Santa Croce - di Gilberto Costa

Trail Santa Croce
“Sovra tutto 'l sabbion, d'un cader lento, / piovean di foco dilatate falde, / come di neve in alpe sanza vento.”    (Inferno XIV 27-30)

Se le nuvole avessero avuto occhi, avrebbero visto un nugolo di donne e  uomini aspettare il passaggio di tutti i  trailers, incuranti delle condizioni meteo; offrire a tutti assistenza fisica, alimentare e aggiungerei psicologica, rispondendo così a quelle virtù che portano il nome di generosità, solidarietà, ed appartenenza.
Uno dispiegamento di circa un’ottantina di AMICI impiegati a  vario titolo: dall’accoglienza, al presidio percorso, rifornimenti etc. (Dalla viva voce di Alessandro Braccio uno degli organizzatori).
Pioveva ancora quando a fine giornata ognuno di noi prendeva la via di casa. Ha continuato a farlo nel mentre, seduti comodamente al ristorante “La Risacca” degustavamo
troffie al pesto, arrosto con patate, crostata di marmellata (non “sintetica”) ed il caffè, il tutto offerto dall’organizzazione …  altro che pasta party!                                                                                                                                                             Arricchendo così il pacco gara già scaldato di una bellissima felpa riportante il logo della manifestazione.                                                                                                                                                          Ha piovuto tutto il giorno, la notte prima. Non ha smesso neanche in un frangente; imperterrita, incessante, incurante. L’acqua ci ha accompagnato fino dentro al ristorante; c’ha poi atteso all’uscita per accompagnarci in ogni dove. Seduto al tavolo dei vincitori, insieme ai Re di questa seconda edizione: l’ovadese Sergio Vallosio affiancato dalla simpatica consorte, trionfatore del trail, ed il genovese Enzo Scamarcia nel Cammino di Santa Croce. Campioni di umiltà. Timidi nel ricevere congratulazioni e complimenti, estroversi nel porli. Gli “sconfitti ad urlare giustificazioni”, loro, cercar riparo sotto l’ombrello della  modestia, reale. Sergio, fisico raccolto, muscolatura possente, ha raccontato la sua gara, le sue gare, senza mai specchiarsi nel proprio talento. Preferendo sottolineare che pratica sci alpinismo; “ … e si taglia la legna da solo” aggiunge orgogliosamente Alessandra. Enzo, diversamente, forse  anche per la barba da intellettuale che porta, la sua alta statura, le leve lunghissime non da l’impressione, non segue i canoni del tipico trailer; eppure lo avreste dovuto vedere arrampicarsi lungo i crinali del monte di Fascia. K-way rosso, un ragno impazzito. Riprendere e staccare deciso nella picchiata finale i fortissimi Asborno e Balbi. Pensate che durante la premiazione gli hanno persino chiesto: “… mi scusi, lei ha partecipato alla corsa?”  Enzo ha preferito  ricordare  i trascorsi da fumatore incallito, sorridendo serenamente al passato. Re del sovrappeso, e di quello che lo alimenta. A vederlo oggi è da non credere; come si fa a crederci.  Una sfida vinta. La vittoria più bella!
La gara oltre ai sopra citati ha visto il dominio  in campo femminile della sorridentissima Cecilia Mora nel trail. La fortissima atleta della Valetudo Skyrunning si è riconfermata campionessa; capace di concludere la sua fatica al sesto posto assoluto. A suo agio oltre che sui muri ripidi del Santa Croce pure sotto l’impervia via dei  riflettori. Nel cammino di Santa Croce la vittoria è  andata all’atleta veronese Isabella Lucchini. Giunta a Bogliasco in camper insieme alla sua bella famiglia. Suo marito Gaetano Carcano, terzo/secondo assoluto nel Trail e due splendidi bambini.
La mia corsa ha beneficiato della compagnia di diversi atleti, dei quali ho potuto ammirare il gesto atletico,  stili opposti. Dai quali ho attinto forza e determinazione. Per nascondermi alla fatica, mentire alla tensione del percorso, andavo ripetendomi  frottole: “Se ci riescono loro, ci riesci pure tu”.
Mi  sono trovato insieme (ho scoperto in seguito anche a pranzo) ad Emanuele Zambarino funambolo dei sentieri. Cadere rialzarsi, come una molla, offrire la mano a coloro che gli cadevano davanti. Affrontare le discese con passetti indemoniati. 4° assoluto al traguardo. Sergio ed Alessandra in coro: “Sai chi è? Un campione di tutto”.  Una vita passata sui ring di mezza Europa a mietere vittorie prestigiose: tre corone mondiali, una europea e sette titoli nazionali professionisti nelle varie discipline degli sport da combattimento. Autore d’ imprese no-limits come la traversata in solitaria con canoa dalla Corsica alla Liguria nel 1995, l'Iron Bike del 1997 o il particolare Mega-Triathlon in solitaria di 1.100 Km consistente nel percorrere 3 volte la Liguria da La Spezia a Ventimiglia via mare e via terra alternando consecutivamente canoa, corsa e mountain bike, impresa da lui stesso ideata e compiuta nel 1999 a suggellare l'amore per la Natura e questa Terra. Infine, abbandonati i guantoni ed i clamori dei riflettori, il ritorno alle montagne. Arrampicatore, rocciatore … (tratto da http://www.zambaland.it)
E’ stata poi la volta di Gaetano Carcano e  del  genovese Emiliano Vassallo, trascinarmi per un tratto nella loro avventura; dando forma ad un piccolo convoglio su e giù per i meravigliosi mangia & bevi di Pieve Ligure. Uliveti, terrazze strappate al monte, grondaie di profumatissimo rosmarino. Il mare poco sotto, riflettere i nostri umori. Compagnia spezzata dal loro talento, o se vogliamo negata dall’inesistenza del mio.  Così risalendo al Santuario di Santa Croce, il veronese se ne è andato via camminando. In quel momento si gravitava fra l’ottava e la decima posizione. Gaetano è stato capace rimontando il gap lungo il crinale, e scendendo poi per le creuze viscide fino a Bogliasco di raggiungere il pronosticato Davide Ansaldi.
 Emiliano “look argentato da extraterrestre” è stato prodigo, generoso di consigli, attento, meticoloso segnalatore di pericoli. Mi ha trasfuso sicurezza, dando la sensazione di conoscere a memoria il percorso. Ci siamo fatti compagnia. Mi ha parlato del dentino della figlioletta di sei mesi, della notte in bianco della sua piccina. Del fatto che volendo: “Si riesce a far tutto. Coniugare famiglia e corsa. L’importante come dico sempre, finito la gara aver desiderio di correrne un’altra. Divertirsi, la corsa è divertimento!” Il suo stile è elegante, sui muri scoscesi è fatto d’alternanza, cammino e rilancio di corsa. Così facendo è sparito prima della cima. La picchiata finale ha consegnato Re e vinti al prestigioso traguardo che tutti ricorderemo a lungo nei nostri più cari ricordi. E per dirla alla Fabrizio Gigliotti:  “Un giorno potrò dire.....io c'ero!”
Se la pioggia cadendo dalle prigioni grigie del cielo avesse avuto occhi attenti, avrebbe visto ed assistito alla coraggiosa sfida alla forza della natura di tanti piccoli  esseri umani che salendo a capo chino il crinale del monte tentavano d’avvicinarsi al vento.
Di Gilberto Costa gilbertocosta@hotmail.it

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