domenica 16 gennaio 2011

Sesta gara podistica dell'Auser - di Elisabetta Iurilli

Sesta gara podistica dell’Auser
di Elisabetta Iurilli

Noi che … il posteggio è a pagamento o no? Noi che arriviamo con il ghiaccio sulla macchina e 8 gradi in meno … noi che la gara ad Arenzano è una scusa per vedere un po’ di mare … noi che cominciamo l’anno podistico con l’Auser e a questa gara non potremo mai mancare …
E’ una giornata stupenda, con un cielo che più blu non si potrebbe. Neanche una nuvola, il sole a fare da [continua]

padrone, i monti a contorno verdi e fieri, e il mare azzurro increspato da piccole onde, in quell’eterno movimento che un po’ turba noi, gente di montagna. Quell’orizzonte aperto, le ali bianche dei gabbiani, la spiaggia di ciottoli … è diverso il mare d’inverno, ha qualcosa di più. Un fascino misterioso e più autentico di quello estivo.
Purtroppo quando si corre non si riesce a cogliere i particolari, meglio farne il pieno prima.
La prima iscrizione dell’anno rappresenta un passaggio traumatico per alcuni. C’è il cambio categoria. Io l’anno scorso mi ero molto arrabbiata a sentirmi invecchiare prima del tempo, Michele invece sventola fiero il suo primo cartellino da quarantenne … forse essere il più giovane della categoria ha i suoi vantaggi …
Siamo in tantissimi, forse di più di quanti se ne aspettavano. Abbiamo tanti progetti, più o meno grandi, di gare a venire. Siamo colorati e pieni di vita. Abbiamo la gioia negli occhi, amici da salutare, da abbracciare, perché è bello ritrovarsi, sapere che nonostante tutte le nostre vicissitudini, la routine quotidiana, gli impegni e gli imprevisti ci siamo anche questa volta … La chiamano “competitiva”, ma la corsa non è una competizione che divide, non aspetti la mossa falsa dell’altro, il “poterlo fregare”. Sei lì a cercare di essere tu il migliore, sapendo che chi hai davanti o dietro sta dando il meglio di sé proprio come stai facendo tu, e per questo lo rispetti.
Ci schieriamo in partenza.
Controllo le scarpe. Tutto a posto. L’anno scorso in questa gara un disastro. Prima si slaccia la destra, poi fa eco la sinistra … Schiaccio i pomelli del cardio a vedere … sì tutto a posto anche qui. Sempre lo scorso Auser avevo dimenticato di farlo partire, accorgendomene solo in occasione delle gallerie, dove avevo cercato di rimediare, ma quello non riusciva a prendere il segnale … Quest’anno non cerco la gara perfetta, ma almeno una gara normale …
Al via un’energia pulita si libera per il paese, ne contamina le piazze, il lungo mare, lo colora, lo vivacizza. Saluto il marito e la Raffaella, che pazienti subiscono le gare mie e di Claudio, i nostri nervosismi, le nostre alzate all’alba la domenica mattina, il nostro parlare di acciacchi e di balsami curativi leggendari …
“In quanti … guarda in quanti sono, non finiscono più …” bambini tenuti per mano, i loro occhi fissi, l’espressione di stupore ... In tanti fermi ci guardano. E noi a rincorrerci in questo bellissimo tratto di Liguria, la “Riviera del podista”. Il tunnel scuro, poi di nuovo la luce abbagliante, il mare a sinistra, lo vedi, lo senti, ne cogli per un attimo il fascino, ma bisogna guardare avanti.
Mi fa compagnia un gentiluomo che corre con la mia stessa maglia societaria. Abbiamo lo stesso passo, mi fa coraggio quando rallento un po’, e adatta il suo passo al mio quando mi vede in difficoltà “Non aspettarmi, ieri avevo la febbre …” Gli grido vedendolo in vantaggio girarsi e guardare verso di me. E subito mi sento un’imbecille, a correre nonostante le condizioni di salute al limite. A casa mi toccherà camuffare la tosse e il naso che cola di fronte a giudici troppo severi, ma ora voglio godermi tutto, anche la salita, che spietata mi si para d’innanzi. Me la ricordavo dall’anno scorso e da quello prima, non siamo grandi amiche. Eppure sono qui a sfidarla un’altra volta, perché lei sarà dura, ma io non son da meno.
Pian piano arriva anche la discesa, ed è tutto un rotolare fino al traguardo, nel parco di Arenzano.
Lì i vialetti verdi ricoperti di ghiaia, gli alberi a fare da padrone, gli altri podisti che fanno il tifo e ti dicono che ormai sei arrivata, il traguardo al termine di un bellissimo rettilineo dove tanti riconosciuti vengono chiamati per nome col megafono …
Vengo rifocillata a dovere. Organizzazione fantastica, in tanti dispersi lungo il percorso a segnalare con le bandierine, sorrisi gentili, alcuni qui a prendersi cura di noi che siamo stanchi, altri a compilare classifiche, e tutto solo per un grazie che spesso non arriva neanche.
Saluto gli amici, mi metto d’accordo per i prossimi impegni, e poi cerco il marito.
Lo trovo con lo sguardo fisso al traguardo. Un po’ ci rimane male a vedermi già arrivata e rilassata.
Però mi apostrofa lo stesso “Era ora, dai che scade il tempo per il parcheggio!”

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