Maratonina
dei Turchi
“Ma tu
ce l’hai mai fatta a gareggiare dopo un turno di notte?” “Sì certo, è possibile
farcela!”. Sono consapevole di chiederlo ad un fuoriclasse, ad un uomo con una
volontà di ferro e gambe possenti. Diverso da me anni luce. Ma era quello che
volevo sentirmi rispondere. E così, dopo il mio turno insonne da novella
infermiera, dormicchiando solo un po’ lungo il tragitto autostradale, ho avuto
il privilegio di godermi una mattinata di sole, mare e corsa. E non mi sembra
poco.
Piana di serre, carciofi, tanto verde
intorno, tutto ordinato, preciso.
Partenza sia per la dieci che per la
ventuno tutti insieme, e tanto percorso in comune. Meno male, se sono troppo
stanca cambio chilometraggio.
Un bellissimo imprevisto, chissà se più o
meno voluto dagli organizzatori: le auto d’epoca che sfilano
dividendo il
nostro schieramento in due parti più o meno compatte. Gioiellini d’epoca,
lustri e curati, non ne conosco uno, solo le cinquecento hanno qualcosa di
familiare, che spettacolo!!!
Si parte anche noi, finalmente ho di nuovo
un gps che funziona, lo schiaccio felice allo start. Due domeniche senza corsa,
senza gare … mi sentivo quasi in crisi d’astinenza, ora ho quello che voglio e
c’è pure il sole!
La mezza è una bella distanza. Sei
chilometri non si fa tempo a partire che sei già all’arrivo, dieci sono troppo
veloci, ventuno ti fanno divertire, stancare, soffrire. Ma al traguardo sei
soddisfatto, hai fatto la tua bell’impresa su un chilometraggio importante.
Nei primi chilometri si è sempre carichi,
troppo, con tanta voglia di fare, generosi con le proprie forze. Invece bisogna
dosarsi, l’arrivo non è dietro l’angolo, le risorse fan presto a finire, le
gambe a cedere, la testa a mollare.
Albenga ci accoglie attraverso le antichità
del suo centro storico, una porta a sesto acuto, scorci medievali, poi gli
alpini in fila a batterci le mani. Una piazza, poi il blu così vicino, il mare,
le onde crespe, tutto limpido e bellissimo. E il vento contro, troppo veloce,
troppo insistente, nemico invisibile contro cui combattere una battaglia persa.
Sarà dura questa mezza. Un’occhiata al gps, quanti chilometri fin’ora e a che
tempo? Il risultato mi sconforta. Così pochi chilometri in così tanto tempo?
Vabbè esser lenti, ma sto battendo ogni mio record negativo … Mi prende lo
sconforto. Che unito alla ferocia del vento in direzione contraria mi butta non
poco giù di morale. Anche i podisti vicini a me però faticano. Lo vedo dalle
loro espressioni, dal loro affanno, non ci si parla, ma è come se lo facessimo,
tutti uniti dallo sforzo comune e con la voglia di farcela a tutti i costi.
Per fortuna si svolta verso l’interno, dove
il vento ha un po’ meno forza. A lato la ferrovia, dall’altra parte sono serre
e orti, e nei marciapiedi gruppi di camminatori con i bastoncini.
Un cartello con il chilometraggio più
avanti. Subito il morale si risolleva. E’ l’orologio che sbaglia!!! Oddio rotto
anche questo? Lo avvicino agli occhi … no … sta segnando le miglia, non i
chilometri!!!! Ah ah ah che asina che sono, altro che cavallo da corsa!!!
Intanto incontro al nostro gruppo altri
podisti, i primi, in direzione opposta alla nostra, uno sguardo ai velocissimi,
la speranza di intravedere qualche viso noto per cui tifare.
Ad un
tratto una svolta, un voltino ed è di nuovo mare, anzi lungomare di Ceriale.
Uno sguardo in giro … è tutto cambiato da quando venivo qui in villeggiatura,
son passati tanti anni. Ma il mare è sempre blu come allora, le onde crespe ed
il vento insistente. Le donne a lato strada si coprono il capo con graziosi
foulard e riparano i loro piccoli come possono, mentre gli uomini hanno
berretti ben calati sulle orecchie. Noi invece il vento lo sfidiamo, ci
corriamo in mezzo, vogliamo vincerlo. Noi resistiamo, come quel magnifico
bastione medievale sulla piazza principale. Che di certo avrà visto chissà
quante storie di mare, pescatori, predoni, Turchi e invasori … ma è sempre lì,
nonostante gli anni, con la sua imponente bellezza. La pineta e si svolta.
Corro e
quasi non credo a come può essere generoso il vento quando ce l’hai a favore …
meno male comincio ad essere stanca … quando potevo deviare per i dieci
chilometri non l’ho fatto, ora i ventuno me li devo correre proprio tutti.
Ci
incontriamo di nuovo tra podisti, è tutto un correre insieme, un incrociarsi
ognuno nella sua direzione, ognuno nella sua sofferenza. Si corre ancora tra
gli orti e le serre da una parte, con le montagne bianche di neve che fanno da
sfondo, e la ferrovia dall’altra. Al di là di questa il mare. E’ di una
bellezza strepitosa la nostra Liguria.
Il mio
passo si fa sempre più pesante dopo il giro di boa. Do’ la colpa al turno di
notte, al fatto che avrei potuto allenarmi meglio, a ciò che ho mangiato di
troppo … nessuna pietà, ma voglio arrivare infondo, voglio farcela lo stesso.
L’ultimo
passaggio è forse il più bello. Entriamo davvero tra le serre, staccandoci per
un breve pezzo dall’asfalto. Poi un vigile ferma il traffico e mi fa passare.
Lo ringrazio e affronto gli ultimi cento metri di percorso.
All’arrivo
mi accorgo della magnifica festa che si sta svolgendo per noi podisti.
Non
solo un pasta party, ma anche un complesso che suona, pagliacci, un pittore e
tanti bambini tutt’intorno … un bellissimo clima familiare, creato con tanta
buona volontà, senza grandi sponsor o pubblicità altisonante. Questa è una gara
a cui si torna volentieri e si porta amici!
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