mercoledì 10 settembre 2025

Intervista a Francesca Canepa - la sua storia

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LA MIA STORIA

 

Trovo fantastico essere qui davanti a voi ed avere l’opportunità di raccontarvi la mia storia, ma non voglio che sia un noioso elenco di fatti, mi piacerebbe condividere con voi quello che ho imparato durante il cammino, in che modo sono diventata forte, come ho capito che in qualche modo, se ci credi tutto e possibile.

Voglio iniziare già con un piccolo consiglio, da cui in realtà tutto deriva

 

TIP N1: avere chiara la propria missione nella vita rappresenta un evidente vantaggio in termini di perseveranza, costanza, concentrazione

 

Io per esempio   ho sempre saputo, fin da piccolissima, che quello che volevo era essere un’atleta.

 

Perché voglio essere un’atleta?

semplicissimo, perché mi piace esprimermi attraverso il corpo, mi piace imparare gesti tecnici e soprattutto, mi piacciono le continue sfide che l’essere atleta comporta, sfide agonistiche ma anche di altro tipo, per esempio la gestione dell’infortunio o dell’insuccesso.

sono tutti aspetti che richiedono di dar fondo alle mie risorse emotive e cognitive, e io adoro, letteralmente adoro le sfide. Senza sfide mi sento tipo un invertebrato, in qualche modo mi sembra di spegnermi.

 

Essere atleta, di fatto consiste in un infinito e incessante processo di problem solving, richiede la capacità di riuscire a tirare fuori il massimo da ogni situazione, anche complicata o apparentemente disperata, insomma, potrei sintetizzare in qualcosa tipo: fai il meglio che puoi con quello che hai.

 

Per fare il meglio che puoi con quello che hai però, chiaramente devi sapere quello che hai, devi avere identificato i tuoi punti di forza, devi sapere quali aspetti del tuo carattere potranno servirti in condizioni sfidanti. Un pò come dire, se vuoi combinare qualcosa devi conoscere te stesso, altrimenti è difficile sfruttare appieno il potenziale.

 

Io per esempio ho dovuto scoprire molto presto, e applicare immediatamente, uno dei tratti del mio carattere che credo abbia contribuito maggiormente a portarmi dove sono adesso: la PERSEVERANZA, nonostante avversità e ostacoli vari provenienti dall’esterno.

Adesso vi racconto.

 

 

 

 

SEI VECCHIA, IL GRANDE OSTACOLO

 

La prima volta che mi sono sentita dire questa frase avevo 12 anni.

Facevo pattinaggio artistico su ghiaccio per dare un senso ai 5 anni di danza classica che avrebbero dovuto prepararmi alla Scala , ma poi ci siamo trasferiti in montagna e dovevo trovare una soluzione, volevo un sport che potessi prima di tutto amare, perché un altro punto fermo della mia vita è cercare di fare quello che mi piace, qualcosa per cui manifesto inclinazioni naturali, che mi riesca relativamente facile.

Sono abbastanza contraria a forzature e accanimento, tipicamente portano solo a sprecare tempo ed energia.

Tuttavia, nel pattinaggio artistico sei vecchio praticamente appena nato, quindi a 12 anni la sentenza era definitiva.

Non aveva senso per me, che nasco agonista, nasco guerriera, praticare uno sport per il puro e semplice divertimento, così eccomi qua qualche anno dopo, circa a 16 anni, a dover di nuovo trovare una soluzione.

 

non sempre però le soluzioni si presentano immediatamente, quindi il metodo che inconsapevolmente ho costruito fin dall’inizio è stato: FATTI TROVARE PRONTA, eccomi con un altro consiglio che voglio condividere con voi.

 

TIP N2: NO ZERO DAYS,  fare in modo che in ogni giornata ci sia qualcosa in termini di comportamento, azioni o pensieri, che comporti almeno un

minimo di crescita personale, qualcosa anche piccola, che ci porti più vicino ai  nostri obiettivi.

 

Così,andiamo avanti, ho continuato ad allenarmi da sola con gli strumenti che avevo, per esempio il libro di ginnastica di Jane Fonda, e intanto mi guardavo attorno.

 

Cosa stavo cercando esattamente, poco più che teenager?

Semplice: ancora una volta, cercavo uno sport che potessi amare, ma che mi permettesse anche di vincere, perché nel frattempo avevo capito questo: volevo vincere per provare l’emozione che deriva dal sapere di avere fatto del tuo meglio talmente bene che e stato anche meglio del meglio degli altri. Sapere esattamente perché si vuole qualcosa e di grandissimo aiuto nel mantenere la motivazione

 

SNOWBOARD

Lo snowboard era arrivato in italia già da qualche anno quando l’ho scoperto, e ho capito che poteva essere precisamente la soluzione che stavo cercando, era relativamente giovane e mi piaceva come gesto atletico. Era di nuovo uno sport di scivolamento, era sulla neve quindi andava bene per dove abitavo io (principio di non forzatura e non accanimento soddisfatti), mi veniva facile.

Avevo 22 anni.

Sinteticamente, inizio a vincere le prime gare per poi arrivare in pochi anni a vincere consecutivamente 4 volte la Coppa Italia, 2 titoli di Campionessa Italiana Assoluta, 2 Medaglie di Bronzo ma proprio quando l’ovvia conseguenza di questi successi sarebbe stata rappresentare l’Italia in coppa del mondo, inaspettatamente,ingiustamente, assurdamente torna di nuovo la frase che aveva posto fine alla mia avventura con il pattinaggio artistico, come un nuovo violento pugno sulla faccia: SEI VECCHIA

 

Essere vecchi secondo gli organi decisionali della FISI implica l'impossibilità di partecipare a Olimpiadi e Coppa del Mondo.

Implica essere rifiutati, messi al palo.

Avevo fatto tutto il possibile, avevo fatto del mio meglio eppure il mio meglio non era bastato.

Il mio meglio, che non era una considerazione soggettiva, ma un’evidenza basata su dei risultati, era stato rifiutato, calpestato, buttato via.

 

Volete sapere come mi sentivo? Come vento cucito sulla terra. Prigioniera di luoghi comuni, stupide decisioni prese da altri senza un minimo di fondamento né razionale né scientifico: io che letteralmente vivo e mi nutro di emozioni, mi sono sentita annientata, sopraffatta, di nuovo prigioniera.

 

Cosa potevo fare?

 

LA GRANDE OCCASIONE

Malgrado tutto, vi devo dire che in una certa maniera forse posso considerarmi fortunata, perché diverse volte nella mia vita è capitato che quando tutto sembrava perduto saltasse fuori un’opportunità per rimettere a posto le cose.

E questa volta successe che, dopo una grande prestazione ai Campionati Italiani, ricevetti un invito a partecipare ad un Invitational Contest Internazionale a Madonna di Campiglio organizzato dalla Gazzetta dello sport in cui erano presenti le top 15 del ranking mondiale, tra cui Campionessa del Mondo e Vice campionessa del mondo.

Non potevo perdere un’occasione del genere, non volevo perderla, forse poteva essere il mio momento, quello che avrebbe potuto fare la differenza.

 

Così, quando mi sono ritrovata al cancelletto di partenza, dopo avere analizzato le condizioni della neve e della pista, dopo avere fatto ricognizione, ho capito cosa fare.

E la cosa che potevo fare, se volevo provare a scrivere il mio destino nel modo che piaceva a me e che ritenevo giusto era solo una: dovevo semplicemente essere me stessa.

Scendere con leggerezza e precisione, senza strafare, senza forzare, guardando solo avanti e fidandomi della mia tecnica.

Facendo in questo modo, dopo 2 manches mi ritrovo al 2 posto, tra la Campionessa del Mondo e la Vice Campionessa del Mondo.

L’impossibile era accaduto. Ero riuscita a farlo accadere. Pazzesco.

 

Io, piccola piccola, sola, senza team, non aspettata da nessuno, salgo su un podio che mi conferma che non mi sono sbagliata, non mi sono illusa, il mio valore atletico è quello che si vede qui, su questi gradini.

Io avevo ragione e loro torto.

Non sono vecchia, a 28 anni. Non divento vecchia perché lo ha deciso qualcun altro, ma nonostante tutto rimane il fatto che la loro decisione impedisce il prosieguo della mia carriera, perché torniamo sempre li, io sono una guerriera, voglio gareggiare, voglio progredire, voglio vincere, ma la loro insensata decisione di fatto mi impedisce di andare oltre.

 

E ADESSO COSA FACCIAMO?

 

Sono di nuovo al punto di partenza, solo che adesso ho 30 anni e mi sento in trappola.

Nell frattempo mi ero laureata in psicologia sperimentale, la branca della psicologia più vicina alla medicina, che e l’altra mia vera grande passione, ma il punto era: come atleta, adesso cosa faccio?

Io amo tutto della vita da atleta e non posso, non voglio, vivere una vita normale.

Non sono capace e non voglio imparare, devo imperativamente trovare un’altra soluzione.

Mentre il tempo passa e io continuo a cercare, nascono i miei 2 figli, che chiaramente allevo in modo anticonvenzionale, completamente a modo mio, lasciandoli liberi di scegliere fin da piccolissimi, incoraggiandoli a essere ‘A modo loro’, non al modo di tutti.

 

E intanto…applico di nuovo la sola linea guida che mi ha sempre mantenuta sulla strada giusta, FATTI TROVARE PRONTA. Così, in tutti i lunghi anni tra la fine dello snowboard e l’inizio della corsa, ho continuato ad allenarmi esattamente come avevo fatto in passato, tutti i giorni, da sola e a modo mio.

 

TIP N3: A MODO MIO - possiamo sempre scegliere se fare qualcosa nello stesso modo in cui la fanno tutti e in cui è sempre stata fatta, o provare a seguire l’istinto e farla nel modo che sentiamo più adatto a noi. E’ semplicemente una questione di scelte e, probabilmente anche di coraggio.

 

ULTRARUNNING, ATHLETE AGAIN

 

Durante la prima gravidanza, aspettando Matteo, ho continuato a fare snowboard fino al giorno prima che nascesse, lui attualmente rappresenta l’Italia con la Nazionale di Snowboard Cross, evidentemente è stata una buona idea.

Il motivo per cui L'ho fatto, invece di stare a casa come fanno tutte, è che mi sono ispirata  alle leonesse della savana, che a quanto ne so cacciano e fanno tutto anche durante l’attesa, quindi non vedevo alcun motivo per dover fare diversamente.

 

Aspettando Tobia, 3 anni più tardi, ho fatto sci di fondo fino all’ultimo giorno, e ho iniziato a rendermi conto che l’endurance era per me del tutto naturale, non faticavo, duravo in eterno, ma il fondo chiaramente presentava lo stesso problema degli sport precedenti, non potevo iniziare a gareggiare, mi sarei sentita dire di nuovo che ero troppo vecchia. Non intendevo permettere mai più a nessuno di dirmi quella frase

 

Eppure….allenamenti ogni giorno, agonismo nel sangue, incessante ricerca ed ecco che scopro l’esistenza del TRAIL RUNNING.

 

Per essere veramente onesta, non è che correre mi facesse impazzire, non lo amavo e non lo amo tuttora come ho amato lo snowboard o il pattinaggio, di fatto è noiosissimo.

In ogni caso ho iniziato gradualmente, con corse fino a 50 km il primo anno e sono arrivate subito le prime vittorie.

Nel 2011 passo alle lunghe distanze e tutto risulta ancora più facile, capisco che il mio corpo è veramente predisposto per questa cosa e io finalmente ho trovato la mia nuova dimensione, inizio ad essere conosciuta e riconosciuta, ho di nuovo la vita che volevo fatta di viaggi, gare, podi, allenamenti finalmente mirati a uno scopo.

 

Con la corsa inizia un nuovo capitolo sulla conoscenza di me stessa, si fanno pensieri profondi nelle lunghe ore solitarie tra i boschi.

Cosi mi rendo presto conto che il modo giusto per fare le cose richiede alcuni punti fermi dal punto di vista psicologico, bisogna lavorare sulla propria mente almeno quanto sul corpo.

 

Per esempio, bisogna consolidare strategie tipo NON GUARDARE NESSUNO, CONTROLLA QUELLO CHE PUOI CONTROLLARE, CONCENTRATI SUL MOMENTO PRESENTE.

 

Con questi punti chiari nel cervello, mi presento nel 2012 alla partenza della gara di trail running più importante del mondo, senza nemmeno esserne completamente consapevole in verità.

Essendo una completa outsider non posso dire di avere sentito pressione esagerata, e cosi sono riuscita a restare concentrata e il risultato è  VIDEO ARRIVO 2012

 

Alla premiazione, in mezzo a un bagno di folla, mi sento di nuovo come a Madonna di Campiglio, sul tetto del mondo, assorbo ogni briciola di emozioni incredibili che con la mia perseveranza sono di nuovo riuscita a far succedere.

A questo punto non sono nemmeno piu solo un’atleta, sono una Campionessa e finalmente a quel livello mondiale che ho sempre cercato e in qualche modo saputo di avere.

 

E ancora una volta, inizio a fare le cose a MODO MIO, stravolgendo abitudini e luoghi comuni: infatti, la settimana dopo la consacrazione a UTMB 2012 prendo il via a Tor des Géants, la gara più lunga del mondo, 350km tra le montagne della valle d’aosta.

Nessuno prima di me aveva corso entrambe le gare, mi hanno presa per pazza, ritenevano fosse proprio fisicamente impossibile recuperare.

 

Chiaramente ignoro le opinioni altrui, sento di poterlo fare, so dove posso spingere il mio corpo.

 

Con TDG però bisogna ragionare su una distanza davvero imponente, di cui non ho nessuna esperienza.

Mi accorgo che quando il compito da affrontare appare esageratamente grande, e ti senti sovrastato, l’unica cosa da fare e scomporlo in compiti più piccoli. i 350 km mi sembravano una tale enormità che ho pensato: ok, dividiamo il tutto nelle 6 basi vita e poi ulteriormente nei singoli ristori. Devo solo pensare di arrivare al prossimo ristoro. Senza fretta. Lentamente ma inesorabilmente, questo era il piano.

 

Vinco TDG e sicuramente lo ricorderò per sempre per la particolarità dell’evento, che suscita grande coinvolgimento nella popolazione e io inaspettatamente ho iniziato a rendermi conto che suscitavo emozioni nelle persone, mi aspettavano, mi incoraggiavano, era bellissimo. Io che vivo appunto di emozioni, qui avevo trovato l’apoteosi.

Divento la prima persona al mondo ad aver corso UTMB e TOR con in più il podio e la vittoria.

 

A partire da questo momento mi ritrovo davvero ai vertici mondiali della disciplina, mi invitano a correre in tutto il mondo e generalmente torno a casa con podio o vittoria.

Tutto e bellissimo, ho sponsor, attenzione mediatica, ma soprattutto riesco a provare le emozioni che cercavo, quella miscela meravigliosa di tensione pre gara, problem solving durante, attesa del traguardo e celebrazione correndo un numero di ore che tipicamente spaziava da 15 a 85 e chilometraggi da zero a 350 ma soprattutto 100 km e 100 miglia.

Ho la vita perfetta, sono dove volevo essere.

 

Nel 2013 voglio rivivere le emozioni di TOR e riparto, e di nuovo, dopo 87 ore di emozioni meravigliose vinco per la seconda volta, oltre ad avere un’altra stagione piena di successo.

 

Sembrava tipo la favola perfetta, con il lieto fine classico ma…invece no, colpo di scena.

Nel l 2014 succede l’inimmaginabile: qualcosa che richiederà tutta la mia forza, il mio coraggio e la mia integrità per sopravvivere.

SOPRAVVIVERE è il termine esatto, non ce ne sono altri.

TDG si svolge a settembre, quindi ancora una volta mi presento al via dopo una stagione di grandi successi internazionali e prendo subito il comando, anzi era proprio la volta in cui stavo meglio, nettamente più performante rispetto agli anni passati.

 

La storia che devo raccontarvi adesso è una storia di cui non mi piace parlare e che è comunque estremamente complessa, quindi cercherò di essere sintetica e se poi qualcuno volesse approfondire lo faremo in altra sede.

 

Alla base vita di Cogne, dopo 100 km, un concorrente non mi vede né entrare né uscire dal ristoro.

Così, quando circa 30 km dopo mi trova davanti a lui al check point non si capacita e trae la più assurda conclusione possibile.

Secondo lui ho preso un passaggio in macchina e invece di parlarne con me lo dice ai media.

In un batter d’occhio la notizia fa il giro del mondo e in un batter d’occhio io passo da campionessa riconosciuta a livello mondiale a truffatrice, sempre di livello mondiale.

 

 

Quello che voglio condividere con voi qui, adesso, è come ho fatto a sopravvivere.

Ho dovuto sopravvivere alla vergogna, perché la gente ha creduto alla menzogna, che è sempre la strada più succulenta.

Io e la mia famiglia abbiamo dovuto superare la paura di uscire di casa e non sapere con quali occhi saremmo stati guardati. Avevamo la verità da urlare ma nessuno che volesse ascoltarla.

 

COME FARE?

Controlla quello che puoi controllare: c’era pochissimo che potessi controllare in quel momento, ma innanzitutto c’era la mia identità.

Quindi, CHI SONO IO ADESSO? semplice. Un’atleta onesta e cristallina. Ho fatto tanta strada per arrivare fin qui, non soltanto in km.

Ho continuato a lavorare su di me, sul mio corpo, sulla mia mente, ho superato ostacoli e sbarramenti, lo faccio da quando mi hanno detto sei vecchia per la prima volta a 12 anni.

Sono un’atleta e continuerò ad esserlo, combatterò per questo e non permetterò più a nessuno di portarmi via la mia vita.

 

Sporgo denuncia al concorrente che mi ha accusata, ci sarà un processo, perché fortunatamente la procura, a differenza dei media e del mondo del trail, ha visto che avevo ragione perchè avevo foto e testimoni oculari della correttezza del mio percorso.

 

Ma restava un’altra cosa da fare, molto piu difficile: dovevo tornare a gareggiare, ma il problema era trovare gare in cui l’organizzazione credesse a ME. Così  dopo 10 giorni dall’orrore chiedo alla più importante 100 km di Francia se mi vogliono, se mi credono. Mi rispondono che sono la benvenuta ed ecco che con tutta la forza che mi rimane e che sto cercando di ricostruire, vinco la 100 km di Millau assorbendo tutti i complimenti e gli incoraggiamenti di tutti gli altri corridori perché al km 70 c’era il giro di boa e così tutti mi hanno vista.

ogni km che passava, grazie a tutti i sorrisi e alle parole gentili, piano piano la mia anima ha incominciato a guarire.

 

E ADESSO?

Capirete facilmente però le conseguenze :

Nessuno Sponsor significa non avere più il budget per correre davvero a livello internazionale, in pratica sono di nuovo come con lo snowboard: come vento cucito sulla terra.

Limitata.

Prigioniera, in qualche modo.

Prigioniera per qualcosa che non ho fatto.

 

Ma chi sono io? La risposta non è cambiata, sono, e sarò, sempre un’atleta.

Nessuno riuscirà mai a fare niente per cambiare questo e soprattutto nessuno riuscirà mai a spegnere quella luce dentro di me che continua a guidarmi verso la strada giusta.

 

La mia strada è correre, e gareggiare.

 

Una cosa che ho sempre fatto, in tutta la mia vita, fin da piccola, è stata trarre ispirazione da personaggi, altre atlete, che potessero in qualche modo indicarmi una strada.

Ai tempi dello snowboard, Deborah Compagnoni era il mio esempio. Non idolo, attenzione, esempio, guida.

 

TIP N4: cercate ispirazione in qualche persona speciale. Trarre ispirazione secondo me è un modo estremamente efficace per progredire nella vita, perchè si può imparare da altri qualcosa che può esserci utile, un metodo, un mindeset piu funzionale.

 

Ricordo perfettamente che quando nel 2012 ho fatto il mio debutto a UTMB, diventando la prima italiana ad essere mai salita sul podio in quella gara, anche Carolina Kostner durante l’inverno era stata la prima italiana a diventare campionessa del mondo, e lo ricordo benissimo perché avevo appunto assorbito tutta l’emozione, la magia e la sorpresa di questo suo trionfo e lo avevo interpretato come un segno che SE CI CREDI, TUTTO È POSSIBILE. VIDEO DI CAROLINA

 

Tornando a me…. sinteticamente… 2012 trionfo 2014 catastrofe ….in qualche modo arriviamo al 2018 con varie gare di livello piuttosto insignificante nel complesso e sempre un buco nell’anima, un vuoto che pur con tutto il mio impegno rimaneva difficile da colmare.

 

Siccome l’organizzazione di UTMB ha sempre creduto nella mia onestà, inaspettatamente nel mio cuore si fa strada l’idea di rifare quella gara. Dopo il 2012 ho avuto 3 DNF per errori miei vari, ma in realtà tutti dipesi dal fatto che invece di concentrarmi su di me avevo disperso la mia attenzione su aspettative e opinioni altrui e cosi avevo deciso di lasciar perdere.

Ma siccome è vero che evidentemente il tempo guarisce tutto, verso gennaio decido di volerci riprovare e siccome per questa gara bisogna iscriversi entro febbraio, procedo.

Ormai sono dentro, non ho ancora un piano preciso ma almeno ho preso una decisione.

 

ESTER

La parte della mia vita che amo di più è la capacità che ho sviluppato negli anni di leggere i segni.

OLIMPIADI INVERNALI 2018, SUPERG Sci alpino: la gara sembra ormai decisa quando con un numero oltre quelli che ci si aspetta siano competitivi parte Ester Ledecka. VIDEO DI ESTER

non potrò mai dimenticare la pelle d’oca che mi saliva mentre con ogni curva Ester si avvicinava ad una medaglia d’Oro su cui non avrebbe scommesso nessuno. E non posso dimenticare il suo sguardo al cronometro, vi prego, guardate il suo sguardo.

 

L’impensabile era appena successo.

L’impossibile era diventato possibile. Ester come Carolina.

Forse basta iniziare a crederci, e lavorarci, ma crederci soprattutto.

La vita mi aveva messo davanti un altro segno, una nuova ispirazione, ora dovevo fare la mia parte, ancora con coraggio.

Sempre con coraggio .

Il coraggio è qualcosa su cui potrò sempre contare, e ne sono contenta, e bello, mi rassicura. Avere coraggio aiuta.

 

Il piano è semplice: fai un passo alla volta, un ristoro alla volta e soprattutto non guardare nessuno.

Quando si corre una 100 miglia non puoi fare paragoni, non puoi sapere cosa realmente stanno vivendo le avversarie e in ogni caso non ci puoi fare niente. Quando si corre la 100 miglia chiamata UTMB, tutto questo e amplificato ai massimi livelli, ci sono almeno 20 donne che possono fare il podio e se io commetto l’errore di guardare i pronostici, dopo tutto quello che ho passato, allora potrei già rinunciare prima ancora di partire.

 

Devo solo fare quello che so di saper fare: le mie qualità sono la costanza, la perseveranza, una certa intelligenza nella gestione, la capacità di concentrazione.

Non devo inventarmi niente, no overthinking, no overreaching, solo fare del mio meglio con quello che ho, un passo alla volta.

 

E questa la ricetta.

E una ricetta semplice che funzionerà anche per voi:

TIP N5: trovate le vostre qualità e usatele con fiducia.

Il contrario dell'ansia

 non e la calma: il contrario dell’ansia, il suo antidoto, e la fiducia.

 

BREVE RIASSUNTO DELLA GRANDE GARA:

 km 33 23 esima

km 89 8

km 105 5

km 120 3

km 135 2

km 173 1

 

io, come Ester, contro ogni pronostico

VIDEO ARRIVO UTMB2018

 

CONCLUSIONE

Eccomi qua, questa è la mia storia.

 

Una volta un giornalista mi ha definita CAMPIONESSA SENZA TEMPO: trovo che sia una bellissima definizione.

Non posso sapere per quanto ancora sarò una campionessa ma so che continuerò a considerare l’età semplicemente per quello che è, un cazzo di numero.

Ho passato una vita a combattere contro il pregiudizio idiota che qualche anno in piu o in meno possa fare qualche differenza, quando invece la differenza la fanno la forza, il carattere, il coraggio e la perseveranza.

Queste immagini (foto campiglio, arrivo 2012, arrivo 2018) lo confermano.

 

Un secondo posto nel 2012 a UTMB a 41 anni era già un risultato notevole, ma la vittoria 6 anni dopo è qualcosa di incredibile.

Le dimensioni dei ragazzi accanto a me danno immediatamente il riscontro visivo del tempo che è passato, ma appunto, era solo tempo.

 

L’energia, la fiducia e l’ottimismo sono un’altra cosa.

Sono quello che mi ha permesso a 47 anni di diventare la piu VECCHIA campionessa della corsa piu importante del mondo, io, che mi sento dire che sono vecchia da quando di anni ne ho 12.

 

 Sono fiera di essermi sempre opposta a tutto ciò che non ho ritenuto giusto, e temo che continuerò a farlo.

 

Forse sono una ribelle.

 

Oppure no, sapete che c’è? C’è che forse semplicemente sono uno spirito libero, ed ecco, io spero che questa mia storia abbia potuto in qualche modo esservi di ispirazione e vi abbia dato la certezza che davvero, se ci credi tutto è possibile.

YOU CAN DO IT




 

 

 







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