clicca sull' immagine per l'articolo completo
LA
MIA STORIA
Trovo
fantastico essere qui davanti a voi ed avere l’opportunità di raccontarvi la
mia storia, ma non voglio che sia un noioso elenco di fatti, mi piacerebbe
condividere con voi quello che ho imparato durante il cammino, in che modo sono
diventata forte, come ho capito che in qualche modo, se ci credi tutto e
possibile.
Voglio
iniziare già con un piccolo consiglio, da cui in realtà tutto deriva
TIP
N1: avere chiara la propria missione nella vita rappresenta un evidente
vantaggio in termini di perseveranza, costanza, concentrazione
Io
per esempio ho sempre saputo, fin da
piccolissima, che quello che volevo era essere un’atleta.
Perché
voglio essere un’atleta?
semplicissimo,
perché mi piace esprimermi attraverso il corpo, mi piace imparare gesti tecnici
e soprattutto, mi piacciono le continue sfide che l’essere atleta comporta,
sfide agonistiche ma anche di altro tipo, per esempio la gestione
dell’infortunio o dell’insuccesso.
sono
tutti aspetti che richiedono di dar fondo alle mie risorse emotive e cognitive,
e io adoro, letteralmente adoro le sfide. Senza sfide mi sento tipo un
invertebrato, in qualche modo mi sembra di spegnermi.
Essere
atleta, di fatto consiste in un infinito e incessante processo di problem
solving, richiede la capacità di riuscire a tirare fuori il massimo da ogni
situazione, anche complicata o apparentemente disperata, insomma, potrei
sintetizzare in qualcosa tipo: fai il meglio che puoi con quello che hai.
Per
fare il meglio che puoi con quello che hai però, chiaramente devi sapere quello
che hai, devi avere identificato i tuoi punti di forza, devi sapere quali
aspetti del tuo carattere potranno servirti in condizioni sfidanti. Un pò come
dire, se vuoi combinare qualcosa devi conoscere te stesso, altrimenti è
difficile sfruttare appieno il potenziale.
Io
per esempio ho dovuto scoprire molto presto, e applicare immediatamente, uno
dei tratti del mio carattere che credo abbia contribuito maggiormente a
portarmi dove sono adesso: la PERSEVERANZA, nonostante avversità e ostacoli
vari provenienti dall’esterno.
Adesso
vi racconto.
SEI
VECCHIA, IL GRANDE OSTACOLO
La
prima volta che mi sono sentita dire questa frase avevo 12 anni.
Facevo
pattinaggio artistico su ghiaccio per dare un senso ai 5 anni di danza classica
che avrebbero dovuto prepararmi alla Scala , ma poi ci siamo trasferiti in
montagna e dovevo trovare una soluzione, volevo un sport che potessi prima di
tutto amare, perché un altro punto fermo della mia vita è cercare di fare
quello che mi piace, qualcosa per cui manifesto inclinazioni naturali, che mi
riesca relativamente facile.
Sono
abbastanza contraria a forzature e accanimento, tipicamente portano solo a
sprecare tempo ed energia.
Tuttavia,
nel pattinaggio artistico sei vecchio praticamente appena nato, quindi a 12
anni la sentenza era definitiva.
Non
aveva senso per me, che nasco agonista, nasco guerriera, praticare uno sport
per il puro e semplice divertimento, così eccomi qua qualche anno dopo, circa a
16 anni, a dover di nuovo trovare una soluzione.
non
sempre però le soluzioni si presentano immediatamente, quindi il metodo che
inconsapevolmente ho costruito fin dall’inizio è stato: FATTI TROVARE PRONTA,
eccomi con un altro consiglio che voglio condividere con voi.
TIP N2: NO ZERO DAYS, fare in modo che in ogni giornata ci sia qualcosa in termini di comportamento, azioni o pensieri, che comporti almeno un
minimo di crescita personale, qualcosa anche piccola, che ci porti più vicino ai nostri obiettivi.
Così,andiamo
avanti, ho continuato ad allenarmi da sola con gli strumenti che avevo, per
esempio il libro di ginnastica di Jane Fonda, e intanto mi guardavo attorno.
Cosa
stavo cercando esattamente, poco più che teenager?
Semplice:
ancora una volta, cercavo uno sport che potessi amare, ma che mi permettesse
anche di vincere, perché nel frattempo avevo capito questo: volevo vincere per
provare l’emozione che deriva dal sapere di avere fatto del tuo meglio talmente
bene che e stato anche meglio del meglio degli altri. Sapere esattamente perché
si vuole qualcosa e di grandissimo aiuto nel mantenere la motivazione
SNOWBOARD
Lo
snowboard era arrivato in italia già da qualche anno quando l’ho scoperto, e ho
capito che poteva essere precisamente la soluzione che stavo cercando, era
relativamente giovane e mi piaceva come gesto atletico. Era di nuovo uno sport
di scivolamento, era sulla neve quindi andava bene per dove abitavo io
(principio di non forzatura e non accanimento soddisfatti), mi veniva facile.
Avevo
22 anni.
Sinteticamente,
inizio a vincere le prime gare per poi arrivare in pochi anni a vincere
consecutivamente 4 volte la Coppa Italia, 2 titoli di Campionessa Italiana
Assoluta, 2 Medaglie di Bronzo ma proprio quando l’ovvia conseguenza di questi
successi sarebbe stata rappresentare l’Italia in coppa del mondo,
inaspettatamente,ingiustamente, assurdamente torna di nuovo la frase che aveva
posto fine alla mia avventura con il pattinaggio artistico, come un nuovo
violento pugno sulla faccia: SEI VECCHIA
Essere
vecchi secondo gli organi decisionali della FISI implica l'impossibilità di
partecipare a Olimpiadi e Coppa del Mondo.
Implica
essere rifiutati, messi al palo.
Avevo
fatto tutto il possibile, avevo fatto del mio meglio eppure il mio meglio non
era bastato.
Il
mio meglio, che non era una considerazione soggettiva, ma un’evidenza basata su
dei risultati, era stato rifiutato, calpestato, buttato via.
Volete
sapere come mi sentivo? Come vento cucito sulla terra. Prigioniera di luoghi
comuni, stupide decisioni prese da altri senza un minimo di fondamento né
razionale né scientifico: io che letteralmente vivo e mi nutro di emozioni, mi
sono sentita annientata, sopraffatta, di nuovo prigioniera.
Cosa
potevo fare?
LA
GRANDE OCCASIONE
Malgrado
tutto, vi devo dire che in una certa maniera forse posso considerarmi
fortunata, perché diverse volte nella mia vita è capitato che quando tutto
sembrava perduto saltasse fuori un’opportunità per rimettere a posto le cose.
E
questa volta successe che, dopo una grande prestazione ai Campionati Italiani,
ricevetti un invito a partecipare ad un Invitational Contest Internazionale a
Madonna di Campiglio organizzato dalla Gazzetta dello sport in cui erano
presenti le top 15 del ranking mondiale, tra cui Campionessa del Mondo e Vice
campionessa del mondo.
Non
potevo perdere un’occasione del genere, non volevo perderla, forse poteva
essere il mio momento, quello che avrebbe potuto fare la differenza.
Così,
quando mi sono ritrovata al cancelletto di partenza, dopo avere analizzato le
condizioni della neve e della pista, dopo avere fatto ricognizione, ho capito
cosa fare.
E la
cosa che potevo fare, se volevo provare a scrivere il mio destino nel modo che
piaceva a me e che ritenevo giusto era solo una: dovevo semplicemente essere me
stessa.
Scendere
con leggerezza e precisione, senza strafare, senza forzare, guardando solo
avanti e fidandomi della mia tecnica.
Facendo
in questo modo, dopo 2 manches mi ritrovo al 2 posto, tra la Campionessa del
Mondo e la Vice Campionessa del Mondo.
L’impossibile
era accaduto. Ero riuscita a farlo accadere. Pazzesco.
Io,
piccola piccola, sola, senza team, non aspettata da nessuno, salgo su un podio
che mi conferma che non mi sono sbagliata, non mi sono illusa, il mio valore
atletico è quello che si vede qui, su questi gradini.
Io
avevo ragione e loro torto.
Non
sono vecchia, a 28 anni. Non divento vecchia perché lo ha deciso qualcun altro,
ma nonostante tutto rimane il fatto che la loro decisione impedisce il
prosieguo della mia carriera, perché torniamo sempre li, io sono una guerriera,
voglio gareggiare, voglio progredire, voglio vincere, ma la loro insensata
decisione di fatto mi impedisce di andare oltre.
E
ADESSO COSA FACCIAMO?
Sono
di nuovo al punto di partenza, solo che adesso ho 30 anni e mi sento in
trappola.
Nell
frattempo mi ero laureata in psicologia sperimentale, la branca della
psicologia più vicina alla medicina, che e l’altra mia vera grande passione, ma
il punto era: come atleta, adesso cosa faccio?
Io
amo tutto della vita da atleta e non posso, non voglio, vivere una vita
normale.
Non
sono capace e non voglio imparare, devo imperativamente trovare un’altra
soluzione.
Mentre
il tempo passa e io continuo a cercare, nascono i miei 2 figli, che chiaramente
allevo in modo anticonvenzionale, completamente a modo mio, lasciandoli liberi
di scegliere fin da piccolissimi, incoraggiandoli a essere ‘A modo loro’, non
al modo di tutti.
E
intanto…applico di nuovo la sola linea guida che mi ha sempre mantenuta sulla
strada giusta, FATTI TROVARE PRONTA. Così, in tutti i lunghi anni tra la fine
dello snowboard e l’inizio della corsa, ho continuato ad allenarmi esattamente
come avevo fatto in passato, tutti i giorni, da sola e a modo mio.
TIP
N3: A MODO MIO - possiamo sempre scegliere se fare qualcosa nello stesso modo
in cui la fanno tutti e in cui è sempre stata fatta, o provare a seguire
l’istinto e farla nel modo che sentiamo più adatto a noi. E’ semplicemente una
questione di scelte e, probabilmente anche di coraggio.
ULTRARUNNING,
ATHLETE AGAIN
Durante
la prima gravidanza, aspettando Matteo, ho continuato a fare snowboard fino al
giorno prima che nascesse, lui attualmente rappresenta l’Italia con la
Nazionale di Snowboard Cross, evidentemente è stata una buona idea.
Il
motivo per cui L'ho fatto, invece di stare a casa come fanno tutte, è che mi
sono ispirata alle leonesse della
savana, che a quanto ne so cacciano e fanno tutto anche durante l’attesa,
quindi non vedevo alcun motivo per dover fare diversamente.
Aspettando
Tobia, 3 anni più tardi, ho fatto sci di fondo fino all’ultimo giorno, e ho
iniziato a rendermi conto che l’endurance era per me del tutto naturale, non
faticavo, duravo in eterno, ma il fondo chiaramente presentava lo stesso
problema degli sport precedenti, non potevo iniziare a gareggiare, mi sarei
sentita dire di nuovo che ero troppo vecchia. Non intendevo permettere mai più
a nessuno di dirmi quella frase
Eppure….allenamenti
ogni giorno, agonismo nel sangue, incessante ricerca ed ecco che scopro
l’esistenza del TRAIL RUNNING.
Per
essere veramente onesta, non è che correre mi facesse impazzire, non lo amavo e
non lo amo tuttora come ho amato lo snowboard o il pattinaggio, di fatto è
noiosissimo.
In
ogni caso ho iniziato gradualmente, con corse fino a 50 km il primo anno e sono
arrivate subito le prime vittorie.
Nel
2011 passo alle lunghe distanze e tutto risulta ancora più facile, capisco che
il mio corpo è veramente predisposto per questa cosa e io finalmente ho trovato
la mia nuova dimensione, inizio ad essere conosciuta e riconosciuta, ho di
nuovo la vita che volevo fatta di viaggi, gare, podi, allenamenti finalmente
mirati a uno scopo.
Con
la corsa inizia un nuovo capitolo sulla conoscenza di me stessa, si fanno
pensieri profondi nelle lunghe ore solitarie tra i boschi.
Cosi
mi rendo presto conto che il modo giusto per fare le cose richiede alcuni punti
fermi dal punto di vista psicologico, bisogna lavorare sulla propria mente
almeno quanto sul corpo.
Per
esempio, bisogna consolidare strategie tipo NON GUARDARE NESSUNO, CONTROLLA
QUELLO CHE PUOI CONTROLLARE, CONCENTRATI SUL MOMENTO PRESENTE.
Con
questi punti chiari nel cervello, mi presento nel 2012 alla partenza della gara
di trail running più importante del mondo, senza nemmeno esserne completamente
consapevole in verità.
Essendo
una completa outsider non posso dire di avere sentito pressione esagerata, e
cosi sono riuscita a restare concentrata e il risultato è VIDEO ARRIVO 2012
Alla
premiazione, in mezzo a un bagno di folla, mi sento di nuovo come a Madonna di
Campiglio, sul tetto del mondo, assorbo ogni briciola di emozioni incredibili
che con la mia perseveranza sono di nuovo riuscita a far succedere.
A
questo punto non sono nemmeno piu solo un’atleta, sono una Campionessa e
finalmente a quel livello mondiale che ho sempre cercato e in qualche modo
saputo di avere.
E
ancora una volta, inizio a fare le cose a MODO MIO, stravolgendo abitudini e
luoghi comuni: infatti, la settimana dopo la consacrazione a UTMB 2012 prendo
il via a Tor des Géants, la gara più lunga del mondo, 350km tra le montagne
della valle d’aosta.
Nessuno
prima di me aveva corso entrambe le gare, mi hanno presa per pazza, ritenevano
fosse proprio fisicamente impossibile recuperare.
Chiaramente
ignoro le opinioni altrui, sento di poterlo fare, so dove posso spingere il mio
corpo.
Con
TDG però bisogna ragionare su una distanza davvero imponente, di cui non ho
nessuna esperienza.
Mi
accorgo che quando il compito da affrontare appare esageratamente grande, e ti
senti sovrastato, l’unica cosa da fare e scomporlo in compiti più piccoli. i
350 km mi sembravano una tale enormità che ho pensato: ok, dividiamo il tutto
nelle 6 basi vita e poi ulteriormente nei singoli ristori. Devo solo pensare di
arrivare al prossimo ristoro. Senza fretta. Lentamente ma inesorabilmente,
questo era il piano.
Vinco
TDG e sicuramente lo ricorderò per sempre per la particolarità dell’evento, che
suscita grande coinvolgimento nella popolazione e io inaspettatamente ho
iniziato a rendermi conto che suscitavo emozioni nelle persone, mi aspettavano,
mi incoraggiavano, era bellissimo. Io che vivo appunto di emozioni, qui avevo
trovato l’apoteosi.
Divento
la prima persona al mondo ad aver corso UTMB e TOR con in più il podio e la
vittoria.
A
partire da questo momento mi ritrovo davvero ai vertici mondiali della
disciplina, mi invitano a correre in tutto il mondo e generalmente torno a casa
con podio o vittoria.
Tutto
e bellissimo, ho sponsor, attenzione mediatica, ma soprattutto riesco a provare
le emozioni che cercavo, quella miscela meravigliosa di tensione pre gara,
problem solving durante, attesa del traguardo e celebrazione correndo un numero
di ore che tipicamente spaziava da 15 a 85 e chilometraggi da zero a 350 ma
soprattutto 100 km e 100 miglia.
Ho
la vita perfetta, sono dove volevo essere.
Nel
2013 voglio rivivere le emozioni di TOR e riparto, e di nuovo, dopo 87 ore di
emozioni meravigliose vinco per la seconda volta, oltre ad avere un’altra
stagione piena di successo.
Sembrava
tipo la favola perfetta, con il lieto fine classico ma…invece no, colpo di
scena.
Nel
l 2014 succede l’inimmaginabile: qualcosa che richiederà tutta la mia forza, il
mio coraggio e la mia integrità per sopravvivere.
SOPRAVVIVERE
è il termine esatto, non ce ne sono altri.
TDG
si svolge a settembre, quindi ancora una volta mi presento al via dopo una
stagione di grandi successi internazionali e prendo subito il comando, anzi era
proprio la volta in cui stavo meglio, nettamente più performante rispetto agli
anni passati.
La
storia che devo raccontarvi adesso è una storia di cui non mi piace parlare e
che è comunque estremamente complessa, quindi cercherò di essere sintetica e se
poi qualcuno volesse approfondire lo faremo in altra sede.
Alla
base vita di Cogne, dopo 100 km, un concorrente non mi vede né entrare né
uscire dal ristoro.
Così,
quando circa 30 km dopo mi trova davanti a lui al check point non si capacita e
trae la più assurda conclusione possibile.
Secondo
lui ho preso un passaggio in macchina e invece di parlarne con me lo dice ai
media.
In
un batter d’occhio la notizia fa il giro del mondo e in un batter d’occhio io
passo da campionessa riconosciuta a livello mondiale a truffatrice, sempre di
livello mondiale.
Quello
che voglio condividere con voi qui, adesso, è come ho fatto a sopravvivere.
Ho
dovuto sopravvivere alla vergogna, perché la gente ha creduto alla menzogna,
che è sempre la strada più succulenta.
Io e
la mia famiglia abbiamo dovuto superare la paura di uscire di casa e non sapere
con quali occhi saremmo stati guardati. Avevamo la verità da urlare ma nessuno
che volesse ascoltarla.
COME
FARE?
Controlla
quello che puoi controllare: c’era pochissimo che potessi controllare in quel
momento, ma innanzitutto c’era la mia identità.
Quindi,
CHI SONO IO ADESSO? semplice. Un’atleta onesta e cristallina. Ho fatto tanta
strada per arrivare fin qui, non soltanto in km.
Ho
continuato a lavorare su di me, sul mio corpo, sulla mia mente, ho superato
ostacoli e sbarramenti, lo faccio da quando mi hanno detto sei vecchia per la
prima volta a 12 anni.
Sono
un’atleta e continuerò ad esserlo, combatterò per questo e non permetterò più a
nessuno di portarmi via la mia vita.
Sporgo
denuncia al concorrente che mi ha accusata, ci sarà un processo, perché
fortunatamente la procura, a differenza dei media e del mondo del trail, ha
visto che avevo ragione perchè avevo foto e testimoni oculari della correttezza
del mio percorso.
Ma
restava un’altra cosa da fare, molto piu difficile: dovevo tornare a
gareggiare, ma il problema era trovare gare in cui l’organizzazione credesse a
ME. Così dopo 10 giorni dall’orrore
chiedo alla più importante 100 km di Francia se mi vogliono, se mi credono. Mi
rispondono che sono la benvenuta ed ecco che con tutta la forza che mi rimane e
che sto cercando di ricostruire, vinco la 100 km di Millau assorbendo tutti i
complimenti e gli incoraggiamenti di tutti gli altri corridori perché al km 70
c’era il giro di boa e così tutti mi hanno vista.
ogni
km che passava, grazie a tutti i sorrisi e alle parole gentili, piano piano la
mia anima ha incominciato a guarire.
E
ADESSO?
Capirete
facilmente però le conseguenze :
Nessuno
Sponsor significa non avere più il budget per correre davvero a livello
internazionale, in pratica sono di nuovo come con lo snowboard: come vento
cucito sulla terra.
Limitata.
Prigioniera,
in qualche modo.
Prigioniera
per qualcosa che non ho fatto.
Ma
chi sono io? La risposta non è cambiata, sono, e sarò, sempre un’atleta.
Nessuno
riuscirà mai a fare niente per cambiare questo e soprattutto nessuno riuscirà
mai a spegnere quella luce dentro di me che continua a guidarmi verso la strada
giusta.
La
mia strada è correre, e gareggiare.
Una
cosa che ho sempre fatto, in tutta la mia vita, fin da piccola, è stata trarre
ispirazione da personaggi, altre atlete, che potessero in qualche modo
indicarmi una strada.
Ai
tempi dello snowboard, Deborah Compagnoni era il mio esempio. Non idolo,
attenzione, esempio, guida.
TIP
N4: cercate ispirazione in qualche persona speciale. Trarre ispirazione secondo
me è un modo estremamente efficace per progredire nella vita, perchè si può
imparare da altri qualcosa che può esserci utile, un metodo, un mindeset piu
funzionale.
Ricordo
perfettamente che quando nel 2012 ho fatto il mio debutto a UTMB, diventando la
prima italiana ad essere mai salita sul podio in quella gara, anche Carolina
Kostner durante l’inverno era stata la prima italiana a diventare campionessa
del mondo, e lo ricordo benissimo perché avevo appunto assorbito tutta
l’emozione, la magia e la sorpresa di questo suo trionfo e lo avevo
interpretato come un segno che SE CI CREDI, TUTTO È POSSIBILE. VIDEO DI
CAROLINA
Tornando
a me…. sinteticamente… 2012 trionfo 2014 catastrofe ….in qualche modo arriviamo
al 2018 con varie gare di livello piuttosto insignificante nel complesso e
sempre un buco nell’anima, un vuoto che pur con tutto il mio impegno rimaneva
difficile da colmare.
Siccome
l’organizzazione di UTMB ha sempre creduto nella mia onestà, inaspettatamente
nel mio cuore si fa strada l’idea di rifare quella gara. Dopo il 2012 ho avuto
3 DNF per errori miei vari, ma in realtà tutti dipesi dal fatto che invece di
concentrarmi su di me avevo disperso la mia attenzione su aspettative e
opinioni altrui e cosi avevo deciso di lasciar perdere.
Ma
siccome è vero che evidentemente il tempo guarisce tutto, verso gennaio decido
di volerci riprovare e siccome per questa gara bisogna iscriversi entro
febbraio, procedo.
Ormai
sono dentro, non ho ancora un piano preciso ma almeno ho preso una decisione.
ESTER
La
parte della mia vita che amo di più è la capacità che ho sviluppato negli anni
di leggere i segni.
OLIMPIADI
INVERNALI 2018, SUPERG Sci alpino: la gara sembra ormai decisa quando con un
numero oltre quelli che ci si aspetta siano competitivi parte Ester Ledecka.
VIDEO DI ESTER
non
potrò mai dimenticare la pelle d’oca che mi saliva mentre con ogni curva Ester
si avvicinava ad una medaglia d’Oro su cui non avrebbe scommesso nessuno. E non
posso dimenticare il suo sguardo al cronometro, vi prego, guardate il suo
sguardo.
L’impensabile
era appena successo.
L’impossibile
era diventato possibile. Ester come Carolina.
Forse
basta iniziare a crederci, e lavorarci, ma crederci soprattutto.
La
vita mi aveva messo davanti un altro segno, una nuova ispirazione, ora dovevo
fare la mia parte, ancora con coraggio.
Sempre
con coraggio .
Il
coraggio è qualcosa su cui potrò sempre contare, e ne sono contenta, e bello,
mi rassicura. Avere coraggio aiuta.
Il
piano è semplice: fai un passo alla volta, un ristoro alla volta e soprattutto
non guardare nessuno.
Quando
si corre una 100 miglia non puoi fare paragoni, non puoi sapere cosa realmente
stanno vivendo le avversarie e in ogni caso non ci puoi fare niente. Quando si
corre la 100 miglia chiamata UTMB, tutto questo e amplificato ai massimi
livelli, ci sono almeno 20 donne che possono fare il podio e se io commetto
l’errore di guardare i pronostici, dopo tutto quello che ho passato, allora
potrei già rinunciare prima ancora di partire.
Devo
solo fare quello che so di saper fare: le mie qualità sono la costanza, la
perseveranza, una certa intelligenza nella gestione, la capacità di
concentrazione.
Non
devo inventarmi niente, no overthinking, no overreaching, solo fare del mio
meglio con quello che ho, un passo alla volta.
E
questa la ricetta.
E
una ricetta semplice che funzionerà anche per voi:
TIP
N5: trovate le vostre qualità e usatele con fiducia.
Il
contrario dell'ansia
non e la calma: il contrario dell’ansia, il
suo antidoto, e la fiducia.
BREVE
RIASSUNTO DELLA GRANDE GARA:
km 33 23 esima
km
89 8
km
105 5
km
120 3
km
135 2
km
173 1
io,
come Ester, contro ogni pronostico
VIDEO
ARRIVO UTMB2018
CONCLUSIONE
Eccomi
qua, questa è la mia storia.
Una
volta un giornalista mi ha definita CAMPIONESSA SENZA TEMPO: trovo che sia una
bellissima definizione.
Non
posso sapere per quanto ancora sarò una campionessa ma so che continuerò a
considerare l’età semplicemente per quello che è, un cazzo di numero.
Ho
passato una vita a combattere contro il pregiudizio idiota che qualche anno in
piu o in meno possa fare qualche differenza, quando invece la differenza la
fanno la forza, il carattere, il coraggio e la perseveranza.
Queste
immagini (foto campiglio, arrivo 2012, arrivo 2018) lo confermano.
Un
secondo posto nel 2012 a UTMB a 41 anni era già un risultato notevole, ma la
vittoria 6 anni dopo è qualcosa di incredibile.
Le
dimensioni dei ragazzi accanto a me danno immediatamente il riscontro visivo
del tempo che è passato, ma appunto, era solo tempo.
L’energia,
la fiducia e l’ottimismo sono un’altra cosa.
Sono
quello che mi ha permesso a 47 anni di diventare la piu VECCHIA campionessa
della corsa piu importante del mondo, io, che mi sento dire che sono vecchia da
quando di anni ne ho 12.
Sono fiera di essermi sempre opposta a tutto
ciò che non ho ritenuto giusto, e temo che continuerò a farlo.
Forse
sono una ribelle.
Oppure
no, sapete che c’è? C’è che forse semplicemente sono uno spirito libero, ed
ecco, io spero che questa mia storia abbia potuto in qualche modo esservi di
ispirazione e vi abbia dato la certezza che davvero, se ci credi tutto è
possibile.
YOU
CAN DO IT



Nessun commento:
Posta un commento