di Paolo Pelloni
In vista della seconda edizione della Lavagninn-e Run, in programma il 25 aprile sulle alture di Lavagna, abbiamo incontrato Gianpaolo Roggero, una delle anime dell’organizzazione, per farci raccontare lo spirito di questa manifestazione che unisce sport, storia e paesaggio.
Gianpaolo, a pochi giorni dalla gara, a che punto siete con i preparativi?
Sì, è quasi tutto pronto per la gara del 25 aprile, la seconda edizione delle Lavagninn-e Run. Un percorso fantastico, bellissimo, che si snoda sulle alture di Lavagna.
Il nome incuriosisce: cosa sono le "lavagninn-e"?
Le lavagninn-e erano le donne di Lavagna che portavano l’ardesia sulla schiena o sulla testa. Erano anche dette camalle, e percorrevano scalze i sentieri che oggi ripercorriamo con la nostra gara. Sentieri lastricati, lungo i quali trasportavano — anche facendo più viaggi al giorno — enormi pezzi di ardesia dalle cave fino alla spiaggia, dove poi venivano caricati sui leudi, le tipiche imbarcazioni liguri, diretti prevalentemente verso Genova.
Quindi non solo sport, ma anche memoria del territorio…
Esattamente. Il percorso è affascinante anche per questo: apre uno scenario culturale unico, che racconta non solo la fatica delle lavagninn-e, ma anche la vita di queste colline, segnate dalla presenza degli ulivi. C’è un vero e proprio binomio tra ardesia e olio, tra storia e paesaggio.
Cosa rende questa corsa così speciale, secondo te?
La bellezza del percorso. Oltre all’aspetto agonistico, c’è una componente culturale fortissima. È una corsa piacevole, emozionante, che offre squarci panoramici davvero unici. E poi c’è la magia dell’arrivo nella zona più alta, alla Chiesa di Santa Giulia: da lì la vista è semplicemente spettacolare.
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